Uno strano destino accomuna me e mia madre.
E' il destino della donna mummificata.
Mia madre ha passato... quanti? quindici anni? forse di più, per tutto il tempo delle scuole, dell'università e della specializzazione di mia sorella, ferma, in silenzio, senza poter muovere un muscolo, mummificata appunto.
Mia sorella è stata una di quelle che per passare un'interrogazione e poi un esame aveva bisogno di ripetere ad alta voce. E con un testimone. Mia madre, porella, e solo mia madre. Un testimone che però non doveva arrischiarsi nemmeno a muovere il bulbo oculare, starnutire o scacciare una mosca, figuriamoci poi intervenire o correggere le gran panzanate che a volte uscivano fuori. Pena urla, sbattimenti di libri e: "Insomma! Mi devi aiutare o interrompere?" oppure "Perché ti gratti? Non ti distrarre" o ancora "non pelare le patate, non fare il caffè, non tossire"...
'na pazza. Il perché mia sorella avesse bisogno di confrontarsi con un fantoccio lobotomizzato rimane un mistero.
Ad un certo punto mia madre c'ha fatto il callo e ha imparato presto a mettersi in modalità off per interi pomeriggi, facendo entrare dentro di se e subito uscire quelle che ormai il suo cervello interpretava solo come vocalizzazioni senza senso, forse sognando di prati immensi, camminate sulla spiaggia, musiche celestiali... Si chiama training autogeno.
Nel suo caso, più banalmente: istinto di sopravvivenza.
Mia sorella è stata una di quelle che per passare un'interrogazione e poi un esame aveva bisogno di ripetere ad alta voce. E con un testimone. Mia madre, porella, e solo mia madre. Un testimone che però non doveva arrischiarsi nemmeno a muovere il bulbo oculare, starnutire o scacciare una mosca, figuriamoci poi intervenire o correggere le gran panzanate che a volte uscivano fuori. Pena urla, sbattimenti di libri e: "Insomma! Mi devi aiutare o interrompere?" oppure "Perché ti gratti? Non ti distrarre" o ancora "non pelare le patate, non fare il caffè, non tossire"...
'na pazza. Il perché mia sorella avesse bisogno di confrontarsi con un fantoccio lobotomizzato rimane un mistero.
Ad un certo punto mia madre c'ha fatto il callo e ha imparato presto a mettersi in modalità off per interi pomeriggi, facendo entrare dentro di se e subito uscire quelle che ormai il suo cervello interpretava solo come vocalizzazioni senza senso, forse sognando di prati immensi, camminate sulla spiaggia, musiche celestiali... Si chiama training autogeno.
Nel suo caso, più banalmente: istinto di sopravvivenza.