28.1.11

Folle per un orologio

Premessa n°1
Non porto orologi, a casa non ne tengo, se proprio devo do una sbirciata al telefonino, al cruscotto della macchina, chiedo l'ora.
Il mio demone, quell'esperienza che torna costante e circolare nella vita di ognuno di noi, finché non  ci risolviamo ad affrontarla una volta per tutte ed esaurirla, finché non la liberiamo dal cappio del cerchio,  ecco, quel cappio da sciogliere, quell'esperienza che torna e ritorna, croce della mia vita, è il tempo.
Che non so usare, che per lo più spreco, a volte divoro, in alcuni momenti avverto fermo, in altri galoppante come la corsa di un persecutore poco distante le spalle.


Premessa n°2
Non sono un'esteta. Non concepisco il senso della forma come fonte di ispirazione del contenuto, almeno non nel concetto rivolto allo spazio. Nel senso che un oggetto me lo tengo finché funziona ed è intatto. Appena una crepa sull'oggetto e via: lo butto come fosse un fazzoletto di carta lercio. Non lo salva nessuna nostalgia, nessuna storia che lo ha portato fino a me.
Mi piace il bello, ci mancherebbe. Ma non lo vado a cercare tra i banchi del mercato. Non sbavo dietro l'ultimo acquisto. Il bello mi arriva in altro modo, per vie traverse.



Tranne che il signor orologio qui in alto presente. Lui solo basta a mettere in discussione le due premesse.
Lo so, lo so,
se lo state pensando, non intimoritevi: sareste in compagnia di un folto numero di persone che chiamano questa mia passione "obbrobbrio". Ma tant'è.
L'ho visto per la prima volta due anni fa in un piccolo bar del paese del Riccio, che ho costretto a far da mediatore di vendita tra me e il proprietario. Il quale vedendo tanta attenzione per un oggetto che prima di allora non se lo filava nessuno, tanto meno lui, ha deciso bene che "no! non te lo do per nessuna cifra al mondo!". Asta chiusa, mediazione fallita, les jeux sont feux.

A meno che qualcuno di voi non abbia un parente barista. Non benefattore, eh!.
Sono pronta a qualsiasi follia. Qualsiasi.
Tranne quella di votare il pdl. In tal caso continuo a chiedere l'ora.


La mia cucina tutta nera specchi nera
sentitamente ringrazia.
Unitamente al mio personale cappio del cerchio.

4 commenti:

  1. Anch'io sto puntando qualcosa. Una testa di cervo imbalsamata e un vecchio distributore di tampax, sono al ristorante "Er parente" di Albano che vendendomeli non avrebbe solo un guadagno economico. Eppure negano e tergiversano. Il distributore va a cinquecento lire e poi chi comprerebbe un tampax del 1992 dar Parente? La testa di cervo e' molto cool, ma loro che ne sanno?
    E vorrei dirti anche che ho riflettuto sul perché il tuo blog mi abbia colpita tanto. Il tuo approccio con Sofia ha qualcosa del mio con i miei alunni.
    Ora riporto me stessa a casa: ho spiegato dalle otto di stamattina fino a mezz'ora fa, sento di meritarmi una cenadelvenerdi dar Parente. A presto.

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  2. ah ah ah!!! è davvero brutto!!!!
    ma ha quel certo no so che di kitch che incanta...

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  3. ... mi sembra pittosto bruttino ... ma non è bello ciò che è bello ... ! Saluti!

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  4. dunque, ricapitolando: Alessandra parla di alci e distributori di tampax, Pa parla di kitch, Mammamiao stavolta non ha parole e si appoggia al detto più comune quanto vero...
    mi sa che mi tocca fare un corso accelerato di buon gusto
    :)
    un bacio ragazze

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