A volte si incontrano persone che toccano, piacciono, o inquietano, intimoriscono, infastidiscono, attraggono, qualcosa evocano, senza una ragione, per ragione di chimica sotterranea forse, ma non logica: per un odore di troppo o di troppo poco nella trama della pelle; per voci portate addosso di storie che non appartengono e che vorremmo fare nostre oppure allontanare; o anche solo per un'andatura sbilenca, perché magari nel preciso istante di quell'incontro poteva sembrare inaccettabile quell'andatura sbilenca, oppure poteva suscitare, eccitava.
La gente della strada si incontra per caso. O forse no. Sicuramente, però, è la disposizione del caso, di come casualmente sono disposte dentro, nel preciso momento storico dell'incontro, le persone che si imbattono l'una nell'altra, perché quell'incontro poi sia come sia.
Quando diciott'anni fa lo incontrai, a dir la verità molto prima, ma ne conservo memoria da questo preciso istante in poi, io ero da poco impegnata a districarmi negli intrecci delle storie di strada fatte di ragazzini, moto e sospiri mischiati a smog; lui era alto, austero, involtato in un silenzio pieno e per me incomprensibile, tagliato solo da occhi azzurri affilati come stalattiti e da falcate veloci date alle scale di casa.
Un giorno ebbi la colpa di condividere lo smog del languore assieme alle sue figlie.
Da allora stalattiti e falcate su di me. Sempre.
Direi che quell'incontro rappresenta una delle mie prime memorie d'autocoscienza.
Sputtanata. La bambina diafana che tutti indicavano come provenuta dal mondo iperuranio, che lasciava dietro sé scie di misteri d'oltremondo, dicevano "ricorda un'orientale", che profumava di zucchero e innocenza, che guardava come se dietro ogni cosa ci fosse qualcos'altro, in realtà inalava gli scarti di strada. Si sporcava lei, e faceva sporcare.
La gente della strada si incontra per caso. O forse no. Sicuramente, però, è la disposizione del caso, di come casualmente sono disposte dentro, nel preciso momento storico dell'incontro, le persone che si imbattono l'una nell'altra, perché quell'incontro poi sia come sia.
Quando diciott'anni fa lo incontrai, a dir la verità molto prima, ma ne conservo memoria da questo preciso istante in poi, io ero da poco impegnata a districarmi negli intrecci delle storie di strada fatte di ragazzini, moto e sospiri mischiati a smog; lui era alto, austero, involtato in un silenzio pieno e per me incomprensibile, tagliato solo da occhi azzurri affilati come stalattiti e da falcate veloci date alle scale di casa.
Un giorno ebbi la colpa di condividere lo smog del languore assieme alle sue figlie.
Da allora stalattiti e falcate su di me. Sempre.
Direi che quell'incontro rappresenta una delle mie prime memorie d'autocoscienza.
Sputtanata. La bambina diafana che tutti indicavano come provenuta dal mondo iperuranio, che lasciava dietro sé scie di misteri d'oltremondo, dicevano "ricorda un'orientale", che profumava di zucchero e innocenza, che guardava come se dietro ogni cosa ci fosse qualcos'altro, in realtà inalava gli scarti di strada. Si sporcava lei, e faceva sporcare.
Quest'uomo mi ha dato la prima consapevolezza di quanto l'anima sublime semprepresente possa essere una baggianata.
Che magari esiste l'anima sublime, ma si mischia agli umori fangosi dell'essere umano, si nasconde discreta o timida, scende giù, in fondo, per lasciar spazio ad un modo pacato e poco sublime di affaccendarsi in questa vita, e poi qualche volta risale a galla.
Mi ha aperto una strada quest'uomo, fatta di una ricerca un po' impervia, tipico di tutte quelle ricerche legate all'anima e al fango.
Ma oggi ciò che sono ha radici anche in quello sguardo.
Che ha sciolto lo zucchero filato dell'idea che avevo di me offrendomi quella verità legata all'essere umana,
che dice dell'incanto di sapermi bassa come il fango e insieme alta come...
...non so continuare, tante immagini alte, che appena definisco, do loro un nome, mi sembrano cadere in basso...
Oggi.
"Ciao". Ride. E mi sembra strano. Che dal gelo delle stalattiti possa uscire una risata. E che le falcate si siano fermate per un saluto. "Sei sempre con tua figlia".
"Sì". Rido.
"Cresce". Mi guarda con quegli stessi occhi azzurri ma dentro c'è una dolcezza... "E tu cresci insieme a lei".
Vorrei rispondergli, spiegargli certe cose, ma, si sa, certi sguardi rimangono sempre difficili da affrontare.
poi leggo bene il post; nel frattempo: CHE BELLA LA NUOVA CARTA DA PARATI!!!
RispondiEliminaa.
ne convengo...
RispondiElimina:)
hai fatto danza classica?
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