Siamo nel tempo del progresso cieco e inarrestabile.
Non del progresso inteso come miglioramento, crescita, sviluppo.
Siamo nel tempo del progresso per il progresso, cioè del progresso fine a se stesso. "Stiamo tutti correndo, ragazza, non vedi? Vieni a correre anche tu" "Ma dove state andando?" "E chi lo sa, ragazza. Intanto si corre".
Siamo nel tempo in cui se non corri sei un esiliato sociale.
Siamo nel tempo dell'attività forsennata a tutti i costi.
Siamo nel tempo dove il lavoro è una condizione esistenziale: se non lavori, non sei.
Perciò siamo nel tempo dove il lavorare non è un momento importante in mezzo ai tanti momenti importanti dell'individuo: il lavorare è il Momento per eccellenza. Il resto sono pause che arrestano il lavorare.
Siamo nel tempo dove si lavora per ottenere gli strumenti per lavorare: la macchina per andare a lavorare, la moto per non arrivare tardi al lavoro, i vestiti per il lavoro, i giocattoli per occupare i pomeriggi dei nostri figli a casa, ché se fossimo presenti starebbero fuori a ruzzolare nel prato o al più giocherebbero con un sasso trovato per terra.
Siamo nel tempo dell'assenza delle figure genitoriali come fruitrici di cultura perché disperatamente impegnati a lavorare per la cultura dei nostri figli affinché in futuro possano trovare un degno posto di lavoro. Un paradosso.
Siamo nel tempo in cui si lavora asininamente per guadagnare e poi asininamente spendere la Domenica al centro commerciale.
Perché questo è il tempo del centro commerciale, spazio vitale dell'uomo che lavora una settimana intera per poterne nel giorno di riposo usufruire.
Perché la Domenica è ancora il giorno del Signore, la cui Parola fa din din.
Siamo nel tempo che, al solo leggere queste mie parole, molti di voi, chi per un motivo, chi per un altro, staranno rabbrividendo.
E' in questo tempo che si inserisce il mio colloquio di lavoro.
Ci sono la responsabile dell'agenzia di collocamento e l'esaminatore responsabile dell'azienda che mi deve assumere.
L'esaminatore ha due occhi azzurrissimi, uno sguardo di chi ha visto tanto, un po' stanco ma comunque agguerrito. E' quel genere di sguardo che mi piace: potrebbe appartenere anche ad una persona cinica ma che gioca comunque a viso aperto.
Ci guardiamo a fondo negli occhi, ci facciamo simpatia.
Prima domanda: "E' sposata?"
Seconda domanda: "Ha figli?"
...
Qui finisce il colloquio. Dopo è solo un farfugliare inutile. Sa, non diamo part time - sarebbe ideale, ma se non è possibile sono comunque disponibile - la Domenica si lavora più che negli altri giorni per recuperare - non importa, un giorno vale l'altro - non ammettiamo dunque assenze, lo so poi come vanno queste cose: la Domenica le mamme prendono la malattia...- sì, ho capito perfettamente cosa intende dire -...ecco!
La responsabile dell'agenzia interviene chiedendomi quale siano le mie intenzioni riguardo l'università.
- Non si preoccupi, Lei che al primo colloquio ha usato su di noi il termine smistare, verrete smistati come fossimo ovini e suini, non si preoccupi, non ho intenzione di studiare, perciò di chiedervi una volta al mese un giorno per l'esame. Sono già asservita quanto voi alle esigenze dell'Azienda che ci fa parlare tutti col plurale maiestatis -
Qui si sta parlando di tempo vitale, io lo so, lo sa l'esaminatore.
Loro vogliono il mio intero tempo vitale, ma io il mio tempo vitale lo dovrei un po' anche a Sofia.
Io lo so, lo sa anche l'esaminatore.
Io dunque non posso correre: ho un carico di quindici chili con ciuccio e pannolino.
Sono ufficialmente un'esiliata sociale.
Anche se solo per fare la commessa (ops!, scusate, 'addetta alle vendite') di un centro commerciale.
Colloquio finito. Dieci minuti al massimo. Il più breve della storia.
L'esaminatore ha una cinquantina d'anni.
Non del progresso inteso come miglioramento, crescita, sviluppo.
Siamo nel tempo del progresso per il progresso, cioè del progresso fine a se stesso. "Stiamo tutti correndo, ragazza, non vedi? Vieni a correre anche tu" "Ma dove state andando?" "E chi lo sa, ragazza. Intanto si corre".
Siamo nel tempo in cui se non corri sei un esiliato sociale.
Siamo nel tempo dell'attività forsennata a tutti i costi.
Siamo nel tempo dove il lavoro è una condizione esistenziale: se non lavori, non sei.
Perciò siamo nel tempo dove il lavorare non è un momento importante in mezzo ai tanti momenti importanti dell'individuo: il lavorare è il Momento per eccellenza. Il resto sono pause che arrestano il lavorare.
Siamo nel tempo dove si lavora per ottenere gli strumenti per lavorare: la macchina per andare a lavorare, la moto per non arrivare tardi al lavoro, i vestiti per il lavoro, i giocattoli per occupare i pomeriggi dei nostri figli a casa, ché se fossimo presenti starebbero fuori a ruzzolare nel prato o al più giocherebbero con un sasso trovato per terra.
Siamo nel tempo dell'assenza delle figure genitoriali come fruitrici di cultura perché disperatamente impegnati a lavorare per la cultura dei nostri figli affinché in futuro possano trovare un degno posto di lavoro. Un paradosso.
Siamo nel tempo in cui si lavora asininamente per guadagnare e poi asininamente spendere la Domenica al centro commerciale.
Perché questo è il tempo del centro commerciale, spazio vitale dell'uomo che lavora una settimana intera per poterne nel giorno di riposo usufruire.
Perché la Domenica è ancora il giorno del Signore, la cui Parola fa din din.
Siamo nel tempo che, al solo leggere queste mie parole, molti di voi, chi per un motivo, chi per un altro, staranno rabbrividendo.
E' in questo tempo che si inserisce il mio colloquio di lavoro.
Ci sono la responsabile dell'agenzia di collocamento e l'esaminatore responsabile dell'azienda che mi deve assumere.
L'esaminatore ha due occhi azzurrissimi, uno sguardo di chi ha visto tanto, un po' stanco ma comunque agguerrito. E' quel genere di sguardo che mi piace: potrebbe appartenere anche ad una persona cinica ma che gioca comunque a viso aperto.
Ci guardiamo a fondo negli occhi, ci facciamo simpatia.
Prima domanda: "E' sposata?"
Seconda domanda: "Ha figli?"
...
Qui finisce il colloquio. Dopo è solo un farfugliare inutile. Sa, non diamo part time - sarebbe ideale, ma se non è possibile sono comunque disponibile - la Domenica si lavora più che negli altri giorni per recuperare - non importa, un giorno vale l'altro - non ammettiamo dunque assenze, lo so poi come vanno queste cose: la Domenica le mamme prendono la malattia...- sì, ho capito perfettamente cosa intende dire -...ecco!
La responsabile dell'agenzia interviene chiedendomi quale siano le mie intenzioni riguardo l'università.
- Non si preoccupi, Lei che al primo colloquio ha usato su di noi il termine smistare, verrete smistati come fossimo ovini e suini, non si preoccupi, non ho intenzione di studiare, perciò di chiedervi una volta al mese un giorno per l'esame. Sono già asservita quanto voi alle esigenze dell'Azienda che ci fa parlare tutti col plurale maiestatis -
Qui si sta parlando di tempo vitale, io lo so, lo sa l'esaminatore.
Loro vogliono il mio intero tempo vitale, ma io il mio tempo vitale lo dovrei un po' anche a Sofia.
Io lo so, lo sa anche l'esaminatore.
Io dunque non posso correre: ho un carico di quindici chili con ciuccio e pannolino.
Sono ufficialmente un'esiliata sociale.
Anche se solo per fare la commessa (ops!, scusate, 'addetta alle vendite') di un centro commerciale.
Colloquio finito. Dieci minuti al massimo. Il più breve della storia.
L'esaminatore ha una cinquantina d'anni.
Ha figli.
E' una donna.
veronica, questa società è un disastro. un vero disastro.
RispondiEliminasenza vie d'uscita. ho riletto il tuo post un paio di volte.
se non ti incastri al primo colpo sei fuori. se non segui L'ITER, quello definito, non hai scampo. chi tra le mie amiche ha fatto scelte diverse, come te, è esiliata. e chi come me si è conformata, si sente persino in colpa. il part-time rimane un miraggio per la maggior parte, pietito, e te la fanno pagare, come se lavorare 6 ore ti impedisse di poter gestire ed eventualmente fare carriera.
questa società è un disastro.
a.
sì, lo è.
RispondiEliminae lo siamo noi, che non sappiamo uscircene.
Quando mia figlia mi chiederà del perché nella sua vita sono un fantasma (come io l'ho detto a mia mamma) e io le risponderò con le solite baggianate sentite e risentite, lì mi dirò che sono una merda incapace e asservita.
un disastro, come dici tu.
madonna, è agghiacciante. ma com'è che ci siamo ridotte così? che poi è una situazione tutta italiana. in olanda, per dire, funziona al contrario. cosa ci è successo? l'una contra l'altra armate... dilaniate dai sensi di colpa, comunque vada... che disastro.
RispondiEliminavero.
RispondiEliminatra l'altro proprio oggi pomeriggio una mia vicina di casa mi ha detto che al colloquio le hanno chiesto se convivesse (la convivenza richiama comunque una eventuale famiglia) e una ragazza in edicola mi ha raccontato che ad una sua amica le hanno fatto firmare un foglio dove lei dichiarava di non essere sposata né avere figli. Atroce. Anticostituzionale.
il mondo è davvero impazzito.
mi fa schifo tutto questo, e ci siamo dentro tutte fino al collo.
RispondiEliminaora mi cercano tutti per darmi lavoro, a paghe bassissime e sfruttando le mie serate e i miei wknd.
sono già pronta a non sentir squillare più il telefono, il giorno in cui avrò un bambino!
e questi bimbi, che devono poi crescere con mamme così problematiche ed afflitte?? io sarò la campionessa delle nevrosi: lo sono già!
io ci sto provando in tutti i modi a rientrare nel mercato del lavoro, ma mi sembra sempre più una "mission impossible"...e dire che il famosissimo telelavoro esiste pure, in italia, ma non viene mai applicato a dovere. e comunque io mi sento sempre doppiamente discriminata, oltre che per la maternità, per la disabilità.
RispondiEliminaleucosia.
Pa,
RispondiEliminapenso e ripenso alla frase che hai scritto "e questi bimbi, che devono poi crescere con mamme così problematiche ed afflitte??"
è quel genere di frase che possono cambiare una persona, sai?
scrollarla dalle fondamenta fangose.
grazie.
leuco,
ora più che mai riesco a mettermi nei tuoi panni. so bene come ti senti. la spunterai, in un modo o nell'altro.
telelavoro?
telelavoro. ho capito.
RispondiEliminadopo aver letto quanto sopra, il mio part-time dovrebbe consolarmi
RispondiEliminama il mio part-time è stato concesso solo a causa dei problemi di salute di N., il che non mi consola
e il mio part-time, nonostante siano evidenti i problemi di salute di N., devo richiederlo ad ogni scadenza, ogni volta, siamo alla 4a volta
ma come mi hai scritto tu in altra sede, un lavoro almeno ce l'ho, quindi non mi devo lamentare
m.
che spietatezza e dicono che il futuro è femmina... (speriamo, ho due figlie)
RispondiEliminaHo lavorato dieci anni in Feltrinelli (il mio bancomat mentre studiavo Lettere) e ho visto tante volte LA DIRETTRICE non solo non congratularsi con le mie colleghe in attesa e non salutarle nemmeno una volta tornate a lavorare e poi trattarle come se non avessero nessuno, tantomeno un bambino, che le aspettava a casa.
RispondiEliminaOra l'Ispettore della mia scuola, la scuola più famosa e costosa di Roma, mi domanda una volta al mese quando intenda sposarmi perché è terrorizzato dalle maternità e certo del ridicolo e anacronistico il binomio matrimonio-figli.
È chiaro che nemmeno contempla di avere assunto una persona responsabile, figuriamoci se ha il dubbio che io sia così responsabile da sapere cosa significa lasciare una classe per mesi a una supplente. A un'estranea che non è "la maestra" che gli alunni adorano e a cui i genitori hanno affidato la cosa più preziosa al mondo. C'è che io lo so che un cambio di insegnante destabilizza tanto. C'è che ci penso ogni giorno e che sono arrivata alla conclusione che non ci sarà mai un momento giusto per avere un figlio se penso ai miei alunni.
Ma vedere quello sguardo da pusillanime quando me lo chiede mi irrita in modo non misurabile, anche se ho la fortuna di aver trovato un lavoro prima di procreare. Ecco cos'è.
Mi piace la nuova pagina, dunque mi piace tutto di questo blog.
RispondiEliminaMami,
RispondiEliminainutile dirti che non vedo l'ora che tu possa fare il full time, no?
ecco: spietatezza descrive bene, Giardi, e sai soprattutto cosa?
il modus operandi in questo genere di colloqui, l'atteggiamento che hanno. io capisco che il colloquio voglia serietà, professionalità, ecc ecc, e non possa finire a tarallucci e vino, ma sembra che si stia facendo un colloquio per un posto di sottosegretariato all'ONU.
Ale, desideravo tanto sapere di te in questo contesto.
pensavo davvero fosse meno problematico per te.
invece....
e grazie, sono contenta :)
ciao Vero.
RispondiEliminanon volevo urtarti in nessun modo, eh, anzi, lo sai quanto io ti ammiri!
ciao Ale.
Ale, diciamo che siamo davvero molto molto simili...così responsabili...e dentro di noi, così in tumulto.
vi abbraccio.
MA PORCA VACCA DI UN RAPPORTO EPISTOLARE!!!
RispondiEliminaPa!!!!!!, cara Pa,
ma no!!! perché???
non ero ironica!!!
volevo dire davvero che dopo aver letto il tuo messaggio mi tornavano in mente quelle parole.
e che non voglio diventare un'isterica. E se poi non lo trovo mai il lavoro, sarò per tutta la vita afflitta?
NO E POI NO!!!!
per questo ho scritto che certe frasi ti cambiano. entrano dentro, colpiscono e per fortuna cambiano.
(ti sono bastati le decine di punti esclamativi?)
!!!!!!!!!!!
:)
a meno che io non trovi qualcuno al di fuori di me che non si spaventi in caso di crisi, la vedo lontana quell'ora
RispondiEliminama grazie per l'augurio :)
m.
:)))))
RispondiElimina...che dire...solo che non esistono pari opportunità..noi donne restiamo tali solo sulla carta...avevo un lavoro stabile, un contratto a tempo indeterminato.
RispondiEliminaSono stata licenziata venti giorni dopo il matrimonio...
mamma mia, Chicca,
RispondiEliminasei stata licenziata solo per l'eventualità di...
La cosa atroce è che non c'è nulla che ci tuteli contro queste azioni, l'ho già detto, anticostituzionali.
Bisogna fare affidamento ancora una volta all'umanità di chi sta "dietro la scrivania", quella legge non scritta che mi auguro qualcuno ancora abbia dentro.
Facciamoci gli auguri.
Che dire?
RispondiEliminatriste, molto triste!
Qui è da due anni che cerco di rientrare nel mondo del lavoro, dopo aver fatto due figli in 15 mesi!!! certo la crisi, ma sto pagando la scelta di essermi dedicata a loro completamente, ma altro modo non c'era(senza aiuti ne nonni disponibili...)!!!
GFJ
GFJ,
RispondiEliminaè vero.
per una scelta sana, sacrosanta, che se prendessero tutti a mio parere il mondo sarebbe migliore (sono convinta che se i nostri bimbi fossero seguiti attentamente sarebbero adulti straordinari),
per una scelta che dovrebbe essere considerata normale,
veniamo come punite.
auguri.
Ciao, ho scoperto ora il tuo blog e volevo farti i complimenti, x la sostanza, x la testa, x le tristi verità come in questo post. La mia storia è, purtroppo, quella di tante donne e mamme italiane. Una bimba, meravigliosa, di 29 mesi e proprio in questi giorni mi sono sentita dire dal socio che devo decidere, o full time, dalla mattina alla sera, 6 giorni su 7, ed il settimo mezza giornata o arrivederci e grazie. E la mia bimba? E chi glielo racconta che la mamma starà con lei la sera x metterla a letto e la domenica pomeriggio? No. Dico, ho già detto, no. Come faró? Nn lo so. Ma lei ha bisogno di me ed io di lei. Sono amareggiata, punita dopo 11 anni in cui ho dato tutta me stessa all'azienda. E lui, padre con una moglie che x averle dato due figli, si è potuta permettere di stare a casa con loro e vederli crescere. Ma i figli degli altri sono meno figli. Questo si sa. Che schifo.
RispondiEliminache schifo, sì. Grandissimo schifo.
RispondiEliminaschifo come il fatto che siamo costretti a scegliere tra pane e crescita emotiva disastrata dei nostri figli o viceversa.
l'aut aut più meschino che possa esistere.
Non sono sicura di avere capito bene su quello che hai scelto.
ti stimo enormemente se hai detto no perché tua figlia non venga privata delle strutture di cui ha bisogno, perché so quanto ti è costato.
ti stimo enormemente se hai detto sì perché a tua figlia non manchi niente di quello che prima o poi ti chiederà, perché so quanto ti è costato.
Ho detto no, ho scelto i bisogni di mia figlia, quelli emotivi che vengono prima di quelli economici. Ho scelto lei xchè sceglierei lei anche se dovessi rinunciare alla mia vita, figuriamoci al lavoro. E se mai io avessi avuto un minimo tentennamento davanti a questa scelta ci ha pensato lui a togliermelo con questa frase così stupida e degna di un uomo piccolo ed avido qual'è. "devi scegliere tu, se essere presente per tua figlia o mantenere un lavoro ed una posizione di tutto rispetto che ti sei strameritata con anni di lavoro. LA VITA E' TUTTA UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ". Appunto. Brutto stronzo. Egoista e maschilista. Che venderesti tua madre x soldi. Che nn sai cosa significhi avere x 9 mesi dentro di te due cuori, nn hai idea di cosa sia partorirlo un figlio, sentirlo, viverlo, respirarlo come un prolungamento del tuo corpo. Quando ti esplode l'anima x un suo sorriso, quando ti senti appagata riuscendo ad essere nn la madre perfetta ma la madre perfetta x lui xchè hai fatto di tutto x assecondare i suoi bisogni, il meglio, il possibile. E la mia priorità dovrebbe essere riempirmi il portafoglio? Ed ancora ci propinano il "quality time", i figli hanno bisogno di presenza, di poterci contare, di sapere che sei lì x loro, visto , piccolo dettaglio, che nn hanno chiesto loro di esserci. E poi si parla di conciliazione. In paesi europei vicini a noi con la maternità scatta in automatico il part time (a meno che nn lo si rifiuti) e udite udite, a gravidanza inoltrata x nn far andare con i mezzi le donne al lavoro le ditte mandano un taxi a prenderle a casa. Fantascienza.
RispondiEliminaquality time. una menzogna. e più in generale tutte le parole prestate dall'inglese mi puzzano da morire. mi sembrano fascinazioni.
RispondiEliminasento esattamente come te. tutte le parole che hai scritto mi appartengono.
e anch'io per il momento ho rinunciato a lavorare (se poi rinuncia è la parola corretta...).
agli occhi di molti, per prima mia madre, sono un'irresponsabile. e in effetti ci sono tutte le caratteristiche perché io risulti così.
ma poi guardi mia figlia e ti accorgi che è diversa. una felicità diversa, una presa di coscienza diversa, un'intelligenza, emotiva e non, diversa. riconosciuta da tutti.
non so se è per questa mia scelta di starle accanto. alcuni dicono così.
e allora via, poi ci penserò cosa fare.
va be'. penso che potremmo stare ore a parlare di questo.
anche perché, come in tutte le cose del mondo, anche qui non c'è né tutto nero né tutto bianco. ed è un casino, nevvero?
un bacio.
la butto: iola? Fabiola? :) la legge di Murphy colpisce ancora?
È un casino sì. E ci sono infinite tonalità di grigi. Anche io penserò cosa fare. Anche io risulto un'irresponsabile. Faremo bene? Boh. Ma ora intanto mi godo questa biondina che mi gira x casa e mi chiede mille e una attenzioni. Ed è giusto così.
RispondiEliminaP.s iana ;)
Buona serata e baci alla cucciola
Ciao Veronica, non voglio entrare nel merito dell'argomento ma soltanto dirti brava per il modo in cui descrivi non solo una situazione davvero imbarazzante ma anche e soprattutto lo stato d'animo di chi, a volte, si trova costretto a misurarsi con persone a dir poco imbarazzanti. Se non fosse la pura verità, tutto questo avrebbe del surreale, invece è lo specchio della nostra società falsa, ipocrita e bugiarda, priva di valori.
RispondiEliminaLeonardo,
RispondiEliminagrazie.
Ho riflettuto sulla parola "surreale" da te usata.
E' incredibile, conosco ed uso tante parole, le penso, ne faccio quel che voglio quando mi servono, ma surreale è una parola che in questa situazione, mia personale e soprattutto generale, non ho mai pensato.
Credo perché alla fine, nonostante il fatto scomodo, imbarazzante (come scrivi tu), disumano aggiungerei io, alla fine sai che c'è? Che siamo talmente tanto assuefatti da questa mala visione da non distinguerla più come sconcertante e surreale. Si è infiltrata nelle maglie della nostra vita quotidiana e adesso quando ci tocca alziamo le spalle e andiamo avanti.
Questo sì che è surreale.