Qualche sera fa, Veronica, in un eccesso di 8° peccato e suoi annessi e connessi, ha emesso suoni radioattivi contro il Riccio.
Perché lei è nata a Novembre, e gli astri la fanno scorpione, e quando si deve parlare dell'atteggiamento scorpionico si parla di un fantomatico veleno della coda, senza mai però specificare che, nell'individuo adulto di sesso femminile della specie Homo sapiens segno zodiacale scorpione, il veleno si trova prima della coda; no, non nel ventre, prima; no, neanche negli arti, prima; no, ancora prima della gola. Ecco: lì, nella lingua, sebbene ventre-gola-lingua, nell'individuo adulto di sesso femminile della specie Homo sapiens segno zodiacale scorpione, costituiscano un unica coda dalla quale diparte quel veleno che nell'estensione finale, la lingua appunto, trova massima espressione.
Così qualche sera fa, Veronica, all'apice di atteggiamento scorpionico, ha emesso quella parola che adesso non vuol più ripetere.
Quella che nelle pagine di alta letteratura fu data da pronunciare agli amanti clandestini shakespeariani perché il dramma si compiesse, o a quelli promessi manzoniani perché s'avesse da fare.
La stessa che, dalla carta stampata alla pellicola in bianco e nero dello scenario anni '50, è stata ricamata nella trama di storie come Gilda o Casablanca.
Separiamoci.
Prendiamoci una pausa.
Pausa.
In quelle storie, "pausa" era un passaggio obbligato per l'inesorabilità del loro destino: non era strumento di un atteggiamento rinunciatario, nulla veniva messo alla deriva dell'abbandono, quello lavativo e privo di dignità, piuttosto era una mossa strategica, semmai cauta e paziente, perché la partita arrivasse al termine, in perdita o vittoria che fosse.
Poi, in decenni di disevoluzione dal gusto fatalista, gli eroi della letteratura e della cinematografia romantica hanno lasciato il posto a posticci interpreti di quella parola e dalle pagine, non più letterarie, non più cinematografiche, ma patinate di riviste gossippiane l'hanno rivoltata, stereotipata, trangugiata insieme a caviale, champagne e siliconi, e riconsegnata ai comuni mortali come panacea di facile somministrazione per equilibri instabili.
E nonostante, giura Veronica, quella sera lei avesse in mente, seppur in modo nebuloso, una qualche vaga funzione costruttiva di quella parola, una volta pronunciata è sembrato chiaro, a lei e al Riccio, che l'intenzione era piuttosto quella di un'adolescente che, stanca dei compitini da svolgere, con lucida-labbra, profumo alla vaniglia e borsetta mou volesse andare a svagarsi con pochi sensi di colpa e tanta rinnovata leggerezza.
E allora, dopo aver cenato in silenzio, e poi ascoltato quello che il Riccio aveva da dire, e guardato la piantina di basilico, che in mezzo ad una distesa di steppa è l'unico vegetale che sta sopravvivendo all'incuria perché così si sono imposti senza dirselo, lei ed il Riccio, per potersi dire persone con ancora una qualche attività cerebrale, l'adolescente quasi trentenne, quale Veronica è, ha dismesso lucida-labbra, profumo alla vaniglia, borsetta mou e ha ripreso i compitini, ché quelli fanno parte della leggerezza della sua vita.
Veronica parla in terza persona perché oggi è da se stessa e dalla sua linguaccia scorpionica che vorrebbe prendersi una pausa.
Perché lei è nata a Novembre, e gli astri la fanno scorpione, e quando si deve parlare dell'atteggiamento scorpionico si parla di un fantomatico veleno della coda, senza mai però specificare che, nell'individuo adulto di sesso femminile della specie Homo sapiens segno zodiacale scorpione, il veleno si trova prima della coda; no, non nel ventre, prima; no, neanche negli arti, prima; no, ancora prima della gola. Ecco: lì, nella lingua, sebbene ventre-gola-lingua, nell'individuo adulto di sesso femminile della specie Homo sapiens segno zodiacale scorpione, costituiscano un unica coda dalla quale diparte quel veleno che nell'estensione finale, la lingua appunto, trova massima espressione.
Così qualche sera fa, Veronica, all'apice di atteggiamento scorpionico, ha emesso quella parola che adesso non vuol più ripetere.
Quella che nelle pagine di alta letteratura fu data da pronunciare agli amanti clandestini shakespeariani perché il dramma si compiesse, o a quelli promessi manzoniani perché s'avesse da fare.
La stessa che, dalla carta stampata alla pellicola in bianco e nero dello scenario anni '50, è stata ricamata nella trama di storie come Gilda o Casablanca.
Separiamoci.
Prendiamoci una pausa.
Pausa.
In quelle storie, "pausa" era un passaggio obbligato per l'inesorabilità del loro destino: non era strumento di un atteggiamento rinunciatario, nulla veniva messo alla deriva dell'abbandono, quello lavativo e privo di dignità, piuttosto era una mossa strategica, semmai cauta e paziente, perché la partita arrivasse al termine, in perdita o vittoria che fosse.
Poi, in decenni di disevoluzione dal gusto fatalista, gli eroi della letteratura e della cinematografia romantica hanno lasciato il posto a posticci interpreti di quella parola e dalle pagine, non più letterarie, non più cinematografiche, ma patinate di riviste gossippiane l'hanno rivoltata, stereotipata, trangugiata insieme a caviale, champagne e siliconi, e riconsegnata ai comuni mortali come panacea di facile somministrazione per equilibri instabili.
E nonostante, giura Veronica, quella sera lei avesse in mente, seppur in modo nebuloso, una qualche vaga funzione costruttiva di quella parola, una volta pronunciata è sembrato chiaro, a lei e al Riccio, che l'intenzione era piuttosto quella di un'adolescente che, stanca dei compitini da svolgere, con lucida-labbra, profumo alla vaniglia e borsetta mou volesse andare a svagarsi con pochi sensi di colpa e tanta rinnovata leggerezza.
E allora, dopo aver cenato in silenzio, e poi ascoltato quello che il Riccio aveva da dire, e guardato la piantina di basilico, che in mezzo ad una distesa di steppa è l'unico vegetale che sta sopravvivendo all'incuria perché così si sono imposti senza dirselo, lei ed il Riccio, per potersi dire persone con ancora una qualche attività cerebrale, l'adolescente quasi trentenne, quale Veronica è, ha dismesso lucida-labbra, profumo alla vaniglia, borsetta mou e ha ripreso i compitini, ché quelli fanno parte della leggerezza della sua vita.
Veronica parla in terza persona perché oggi è da se stessa e dalla sua linguaccia scorpionica che vorrebbe prendersi una pausa.
ecco, per celebrare il ritorno 'online', posso dire che non ho capito?
RispondiElimina:-)
ehh, lo so, cara Michela, ultimamente sono molto criptica e me ne rendo conto.
RispondiEliminac'è da dire che io non ho visto nessuna Corsica, semmai un giro in più al parchetto :)
comunque: "prendiamoci na' pausa" snocciolato con leggerezza come usano gli eroi dei rotocalchi o gli adolescenti per accomiatarsi da un fiore all'altro.
Pensavo ad una separazione memorabile e piena di senso come quella degli amanti che ho citato e che ha portato a conclusioni bellissime e invece....
io me la canto e io me la suono!
mia Cara, capita a tutte che la linga esprima il disagio di un cuore a volte ingombro di pensieri. Passeranno le parole, sulla cenere crescerà una nuova piantina, che farà compagnia al triste basilico. Crescerà, ma non dimenticare che queste piantine hanno bisogno di molta cura...
RispondiEliminaC'è anche da dire, mammamiao, che quando scrivo che Sofia non mi lascia un minuto non mento mica. Tu immagina scrivere con addosso Sofia che strepita, mi graffia, scalcia solo perché non le sto rivolgendo l'attenzione che pretende. E poi nel frattempo risolvere i guai che combina come strappare le fotocopie delle materie che mi devo dare, o pulirla fino alla lingua dei pennarelli che si è messa in bocca. Sempre con urla, pianti di sottofondo. Scrivere in queste condizioni è dura.
RispondiElimina... so bene di cosa parli. Ma stringi i denti e tira avanti.
RispondiEliminaVeronica, io il computer nuovo me lo sono poi comprato dicendo 'questo è mio e lo userò solo io'...ovviamente non sarà così perché i piccoletti vogliono giocare sul sito di Playhousedisney, guardare le sigle dei cartoni su google, etc. Quindi rettifico: 'il pc è mio dalle 23,30 in avanti...' ;)
RispondiEliminaveronica, se una donna ha un'attività cerebrale di quale natura e qualità; se ha interessi che vanno ben oltre lo smacchiatore da utilizzare in lavatrice e la crema lenitiva per il culetto; se ha una qualche ambizione di personale crescita, se non lavorativa, ché di questa se non può fare anche a meno; se 'sta femmina è appunto una donna, con tutte le sue complessità e i suoi oneri, che vuole semplicemente respirare, fumare una sigaretta senza doversi nascondere ogni volta, avere un pausa da una beata mammitudine - beata se non esclusiva - bene, ecco, i tuoi sentimenti sono da provare. e la linguaccia cattiva ferisce non solo il riccio, ma anche tutti i mr b. del mondo e i sig. tante domande...
RispondiEliminamai smettere di sperare di pensare.
sei viva!
a.
RispondiEliminasono viva sì
e mi nascondo pure sì
:)