29.6.16

Per un niente

L'incanto, quando fuori è la spesa, le marmitte, le bollette, la spazzatura che brucia, il condominio, la tariffa speciale,
il nulla, davvero, il nulla,
le antenne, il telegiornale, il mare morto che fa da sepolcro e noi di sopra a far la crociera, la gente che ha dimenticato qualcosa ma non sa cosa e allora urla, le verdure coi pesticidi, e i solfiti e nitrati, roba che non so, ma che hanno brutti nomi che solo a dirli, a pronunciarli ti inquini.
Se invece dici bellezza, dici bellezza.
E allora tutti a correre, a parlare di nulla, davvero, di nulla,
a scappare,
tutti pazzi, e arrabbiati, e inquinati senza saperlo. A invocare bellezza senza saperlo.
E non bisogna avere paura, dicono, bisogna aggredire, dicono.
Ma io non ho mai imparato
e quelli lì fuori mi fanno paura, ché mi sembrano tutti fuori di sé, tutti:
quelli al supermercato, alla posta, dal meccanico, in condominio, al telefono, quelli che annunciano le morti e poi la dieta per il bikini, piangendo e ridendo con un click, un telecomando.
Io non ce l'ho questo telecomando e quelli lì fuori continuano a farmi paura.
E una stanchezza che stavolta nemmeno il mare è riuscito a togliere. Ché lui in genere può, ma stavolta no. Il mare è morto. E se nemmeno il mare riesce a togliere la stanchezza, mi sembra tutto perduto.

Ma poi per un niente l'incanto.
Giuro, per un niente.
Per i capelli di Sofia, forse.
O forse per il balsamo sulla mia schiena portandole con i primi due spiccioli un costumino nuovo azzurro, forse. E lei bellissima con l'azzurro addosso, e vederla così un balsamo, e la ragione alla schiena spezzata era solo quella.
L'incanto per un niente.
Forse per la ballata di un nostro amico con la fisarmonica e gli archi e tutto il resto che solo a pensarla ti vien da piangere e non vedi l'ora che la senta il mondo intero, giuro, il mondo intero, ché una canzone con la fisarmonica e gli archi e tutto il resto che ti vien da piangere solo a pensarla secondo me il mondo intero lo guarisce. Come i grembiuli e le torte flosce nel forno, i bambini, il cielo cobalto.
C'hai davanti un pazzo e tu gli canti quella canzone e lui d'improvviso guarisce.
Che è un niente, giuro, un niente, che guarisce.
Come quando hai una pianta, le dai l'acqua tutti i giorni, tutti,
nonostante la schiena spezzata, i pesticidi, la gente che urla,
e lei è rigogliosa, ma poi all'improvviso una notte succede qualcosa, qualcosa deve per forza succedere se poi l'indomani dopo essere stata rigogliosa la trovi secca, completamente, da rimanerci secchi. Secca d'improvviso.
E tu continui a darle l'acqua, tutti i giorni, tutti, come sempre, e all'improvviso una notte succede qualcosa, qualcosa deve succedere per forza se poi l'indomani dopo essere stata morta le trovi addosso un fiore.
E allora pensi che forse di notte non succede niente.
E nemmeno quando le dai l'acqua succede niente.
Che forse è per un niente se una pianta decide di morire o regalare bellezza.
Giuro, forse è per un niente se, in mezzo al mondo pazzo, arriva l'incanto.
Con fisarmonica e archi e tutto il resto.
Da rimanerci secchi.