20.7.12

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Ovvero: Goethe, con quella storia lì dell'audacia, aveva trascurato l'importanza di certe materie prime per la realizzazione di un progetto.


19.7.12

Chi va con lo zoppo (quello che fa "miiiiiiiii")...

Tanto per chiudere l'argomento, no: il padre di Mercoledì non è Gomez.

Piuttosto è l'unica figura che potrebbe più avvicinarsi a quella di riferimento. Rimprovera Mercoledì con il giusto tono d'autorevolezza, quello che non ammette repliche o mosse false. Ma coniuga benissimo durezza e gioco.
Ché credo sia questo il segreto per educare al meglio: stare a metà tra autorevolezza ed elasticità.
Pendere verso l'uno atteggiamento o l'altro sono convinta che tolga al genitore qualsiasi diritto ad essere riconosciuto dal figlio come individuo attendibile.
Ho cominciato ad avere fiducia nel suo modo di educare in due circostanze. Una quando, dopo giorni e giorni di malumore da parte di Mercoledì, l'ho sentita una sera ridere a gola aperta. Uno specie di miracolo. Giocava con lui.
L'altra, quando, dopo averla combinata grossa, l'ho sgridata per la prima volta senza remore e lui mi guardava lasciandomi fare, evidentemente condividendo.
Insomma, la pensiamo allo stesso modo.
E questo mi pone nei suoi confronti in una condizione di rispetto e simpatia (ego dicet :).
Una pecca: abbondanza spropositata nell'utilizzo di "miiiii" e "au!", tipici intercalare del dialetto siciliano in fase di delirio (per maggiori informazioni potete approfondire qui, precisamente al minuto 1:58).
Francamente quando Sofia ha cominciato ad usarli ho avuto timore, ché non c'è niente da fare: l'esterno condiziona.

18.7.12

Morticia è morta di sonno

Ad ogni modo.
Sulla scena, grande assente ingiustificata, la madre di Mercoledì.

Morticia porta quell'occhio lì, quello di sbieco tale e quale a quello di sua figlia.
Controlla il mondo da quella postazione laterale, vicina alle orecchie. Forse è per questo che le viene difficoltoso guardare l'evidenza e rendersi conto di certe mancanze vissute dalla bimba.
Morticia cammina come se ai piedi avesse ballerine di plutonio, arranca e si trasporta annoiata. La vedi gongolare, invece, trasportata da nuova forza vitale quando accompagna la figlia dalla nonna. Il che succede un giorno sì e l'altro pure. Per il resto, nelle poche ore che è costretta da evidenti questioni a stare con la figlia, Morticia torna ad indossare il suo plutonio.
Morticia è muta, vive come un comò stracolmo di roba gli spazi che la circondano, tiene gli occhi bassi e sostanzialmente è presente e partecipativa quanto uno stendi-biancheria. A meno che.
A meno che, dovendo comunicare con la figlia, non lo fa armandosi di gola gracchiante e colma di provocazione.
Non un tono di sostegno, o affettuoso, o gioioso.
Solo rantoli soffocati o urla di fastidio.
Bisogna dire che Morticia aspetta, ma pare più che porti una gestazione da elefantessa piuttosto che quella di una al terzo mese appena.
Morticia non è cattiva, è solo comodamente seduta nel suo essere una morta di sonno.

E mentre tengo a casa mia le bimbe e Mercoledì dà sfogo alle sue mancanze, da un remoto lontano si sente la voce di Morticia, colta da un misterioso moto di vita, chiamare: "Mercoledì, ci sei? non ti sentivo più".

No, Morticia, non avere timori. Tua figlia era solo impegnata a ricoprire il pavimento di carta igienica.
Continua a dormire, tu.

17.7.12

Mercoledì tutti i giorni della settimana

Lei ha questa faccia un po' così, tra l'annoiato e il "ti combino un malaffare a metà tra il tentato omicidio e l'incidente domestico".
Lei non guarda mai dritto negli occhi, a meno che tu non la stia sgridando e lei ti fissa vuota pensando già a come ti potrà prendere per il culo non appena avrai girato l'angolo.
Se avesse proprietà di linguaggio, probabilmente tutte le manifestazioni d'affetto le chiamerebbe "un riprovevole utilizzo di agenti chimici sulla cute".
Ascoltare musica e ballare, stare sotto le lenzuola, mangiare il gelato, non sono attività da lei tollerate, piuttosto le provocano all'istante un imbambolamento seccato e gelido, a meno che tali attività non siano un mezzo per arrecare danno a qualcuno, tipo gridare e dimenarsi ossessa come un derviscio psicopatico; strappare di mano le lenzuola, buttarle a terra e calpestarle; mangiare sadica l'ultimo gelato impossibile da condividere, genere stick polaretto.
Il suo miele, la sua marmellata, quello che la attrae fortissimamente, sono i luoghi che ho severamente vietato di praticare: un burrone, un roveto, un deposito di ferraglia arrugginita, insomma i soliti scenari di grande ispirazione poetica.
Lei è Mercoledì, ha quattro anni, vicina di casa nonché prima compagna di scorribande di Sofia.
Se per scorribande si possono intendere attività come scagliare un vaso di terracotta sui piedi di Sofia e puntarle poi il dito incolpandola, oppure prendere i peluches e sbatterli sul muro con pulsioni vicine a quelle dei film di Hitchcock.

14.7.12

C'era una volta un pesce di nome Veronica

Succede che ogni qualvolta qualcuno mi mette in discussione, mette in discussione qualche mia caratteristica, mi si può vedere all'istante trasformata in un contenitore di furia di tutte le megere che la letteratura e la vita reale hanno sfornato nelle ere. Qui da me lo sanno tutti.
E sono sicura che qualcuno di voi mi abbia già vista in azione da qualche parte.
Trovo che sia un formidabile esercizio di eloquenza e insieme catarsi dello spirito quello di usare a mio favore acidità e sarcasmo, che mi diverte parecchio dato che in genere è una pratica che non uso quando mi trovo allo stato mansueto.
La verità è che al di sotto dello strato superficiale di belva sbavosa e furiosa, sono una che ingoia e metabolizza i colpi. Insomma mi metto in discussione, spesso come con una specie di rassegnazione. Ai vari "sei così" "sei cosà" e "non dovresti essere così" "non dovresti essere cosà" mentre mi si vede rispondere lotta dura senza paura, in verità a conti fatti tra me e me rispondo "ah, va bene".
"Sei così", "sei cosà", "non dovresti essere così", "non dovresti essere cosà".
"Ah, va bene".
Se chi come me ha coscienza del fatto che mettersi in discussione sia una prova di intelligenza, di spirito, di acume e quant'altro faccia di un uomo comune un uomo "al di sopra", avrà coscienza anche del fatto che alla lunga questa prova di alta umanità e intelligenza mette paradossalmente k.o. proprio la sua umanità e intelligenza e tutta una serie di spinte personali che posso essere riassunte in coscienza di sé e autostima.
Perché la messa in discussione ad oltranza e senza certi filtri porta alla distruzione delle certezze.
E tanti saluti all'uomo "al di sopra" che da tutto questo ne esce annichilito, molto "al di sotto" di quello che potrebbe essere.
Scusate, ora la smetto con Nietzsche.

11.7.12

Salto in alto



Il punto è che ho un progetto.
No, anzi: il punto è che ho preso la decisione di dare forma e carne a questo mio progetto.
Ho preso la decisione.
No, dico, ma mi sentite? 
E non ho molte altre parole adesso, non me ne trovo in tasca, forse perché, come molti di voi colti dal sacro fuoco della creazione già sapranno, tutti i miei pensieri stanno lì, sul quel disegno, sulla forma che prenderà, su come farò a dargli esattamente il timbro e il colore di quello che ho in testa.
La cosa straordinaria è che tutto quello che ho fatto, ho amato, ho portato avanti nella mia vita fino ad adesso e che fino a qualche giorno fa sembrava una testa di medusa scollegata e amorfa, senza né capo né coda, senza ragione né senso omogeneo, adesso ha un senso. Tutto ritorna e si posiziona dentro questo progetto.
Ogni mia attitudine, intuizione, passione che ho assaggiato come se fosse solo un contorno di passaggio, adesso è diventato primo ingrediente e corpo di quello che ho in mente di fare. 
Persino quello che ho imparato a fare su questo blog in questi due anni adesso so con certezza che sarà il motore di quello che sto creando. Anzi, vi dirò, il nome scritto sulla futura insegna e relativo logo sono qua dentro già da un po' :). Sono nati per gioco, senza sapere che sarebbero diventati una specie di ossessione e il dna di questo progetto.
Io credo sia tutto uno specie di miracolo.
E più faccio conti e traccio le linee del disegno più mi rendo conto di quanto ci sia tutto di me, di quello che sono stata e ho fatto senza neanche saperlo. E ora comincio a saperlo.
E poi è chiaro: c'è Sofia. Nel senso che il tutto è disegnato su di lei, sul modo e il contenuto che voglio che viva, su quello che di grandioso e di favoloso manca in questa parte del mondo.
"Favoloso" è in effetti la nota che mi ispira e che mi muove. Funambolico, immaginativo, spettacolare, dove lo spazio e la sua bellezza faranno da scenario creativo.
Mi è stato detto che qui sarei una pioniera. Ed è un bel complimento, che un po' mi dà da pensare visto che quello che intendo mettere in piedi dovrebbe essere comune come l'aria, e un po' mi dà forza e mi motiva.
Perché mi serve adesso essere incoraggiata visto che, ovvio, l'idea, l'inventiva, la creatività, la fantasia e la passione non sono nulla se manca l'ingrediente segreto, quello che "move il sole e l'altre stelle": le palle.
Perciò, niente, a dire il vero questo è un post genere atleta che prima del salto in alto incita il pubblico a sostenerlo.
E perciò chiedo a tutti di incitarmi, magari di applaudirmi ed esaltarmi pur mentendo spudoratamente come fanno le amiche che anche quando sei uno schifo ti fanno sentire la Regina di Giordania.
Sostenetemi.
Siate anche voi le mie palle.
Ché io faccio il salto.