Mi alzo nell'ora che porta uno dei nomi più evocativi in fatto di possibilità, quel nome che al solo pensarlo ti sembra che la solita giornata, fatta di soliti gesti, gesti con i soliti effetti, soliti effetti che fanno di una giornata la solita giornata, ecco, solo pensarlo quel nome, ti sembra che oggi possa essere un oggi diverso. L'aurora. Il bello della potenza evocativa di certi nomi.
Ho il tempo per fare un po' di filosofia del linguaggio spicciola.
Preparo il caffè e stavolta aspettare che esca non è una danza macumba perché la moka lo faccia il più presto possibile. Stavolta aspettare significa aspettare davvero, senza premere tasti fast foward mentali.
Con la tazzina caldissima in mano, sono talmente tanto in anticipo che posso dedicarmi al mio lavoro grafico come se davanti avessi una giornata intera, prima che si svegli Sofia.
Sono talmente tanto in anticipo che stamattina invece di farle indossare quei tessuti polimerici lava e metti di impareggiabile sinteticità che nemmeno sotto bombardamento atomico conoscerebbero una grinza, decido di prepararle una di quelle magliette strato su strato che se pensi di indossarla devi cominciare due giorni prima a stirarla.