29.2.12

Sappiate che prima o poi succede. Succede sempre.

Pensavo l'avessi scampata.
D'altronde per tre anni, dal suo primo vagito inconsapevole fino al suo ultimo urlo consapevolissimo, io ho avuto l'esclusiva su tutto. Sul cambio pannolini, vestizione, svestizione, alimentazione, nanne, giochi, passeggiate, inserimento al nido, feste, parchi, cure, regole, coccole. Su tutto. Quell'esclusiva voluta fortemente da lei a suon di "mammmmaaaaaaaa".
D'altronde per avere quell'esclusiva anche come totale sostituzione di qualsiasi forma di mezzo di trasporto, compresa la più naturale deambulazione, io oggi a testimonianza soffro di scoliosi, lordosi, cervicale, postura asimmetrica, asse delle spalle con pendenza a 45°, baricentro spostato a sinistra, ginocchia e piedi portati a destra, e quando cammino capite bene a che tipo di macchietta possa dare luogo.
D'altronde possiamo vantare un repertorio sconfinato di modi di dire e di fare che solo noi due possiamo capire, un codice esclusivo che farebbe invidia a qualsiasi crew che si rispetti.
D'altronde io sono la sua prima parola.

Pensavo l'avessi scampata.

24.2.12

Che ne ha fatto del momento?

Alla fine si è cacciata quelle mani in tasca ed è andata.

"Tutte le donne, dopo aver partorito, si tagliano i capelli. Anzi, tu sei in ritardo"
"..."
"A pensarci bene anche tu hai fatto qualcosa. Hai deciso di allungarli ad oltranza"
"Infatti è così"

Solo che quando arriva quel momento, dove tutto non è più uguale a prima, dove d'improvviso, una domenica qualunque, la visione del mondo cambia, c'è un'unica cosa che si può fare per suggellare il momento.
Il rituale è solo uno.

19.2.12

Il momento

Bisogna capire quando è arrivato il momento.

Di stare qui in piedi sapendo di essere qui in piedi, sentendolo.
Di non perdersi niente con gli occhi, di non tralasciare nulla, ma ché tutto attorno è già tutto e la frenesia degli occhi invece si perde, in tante cose, tante cose.

17.2.12

"Mamma blogger tu sei e mamma blogger tu rimarrai" ovvero "La maledizione della vacuità dei fatti personali"

C'è che un giorno rimani incinta e siccome non hai la benché minima idea di cosa sarà, di cosa avverrà, sostanzialmente te ne fotti. La pancia è ancora piatta, o normalmente dotata del solito adipe, per cui sì, sei al settimo cielo, sì, sei in stato di grazia, sì, ti senti la Madonna Madre dell'Umanità, ma sostanzialmente, essendo la pancia gravida ancora invisibile, se non vedi non ci credi. Te ne fotti.
Fino a che non arrivi al sesto/settimo mese.
Cominci a fartela sotto. I calci, il blob sottocutaneo che si muove con sempre più insistenza, il tempo che stringe, e quel cosa sarà, cosa avverrà si trasforma nel tuo incubo peggiore. 
Che però devi combattere in qualche modo perché, come disse un giorno la mia migliore amica "Che ti spaventi a fare? Tanto sempre dal buco deve uscire". La perentorietà, la delicatezza e soprattutto l'inesorabilità dell'affermazione mi mise di fronte all'urgenza di dovermi informare, così da assottigliare lo spazio tra "c'ho paura, non lo so, è un mistero" e il "tanto sempre dal buco deve uscire".
Tre anni fa usavo internet solo per Wikipedia.
Tre anni fa vedere il Riccio davanti internet per dieci minuti mi sembrava un caso lampante di dipendenza.

12.2.12

Postsputtanamento (i quindicenni lo dicono. E lo fanno.)*

Ormai è assodato: Veronica ogni domenica mattina ha quindici anni.
Si trasforma. E' una Miss Hyde minorenne.
Il letto è da fare, il mare ludico ondeggia dimenticato sul pavimento e lei lo scarta con saltelli indifferenti, il Riccio lava i piatti, Sofia la trova con le braccia alzate sul tempo di Il Funkytarro.
Che canta pure. A squarcia gola.
E la playlist è tutta così: sfarfallio adolescenziale senza pretese, tranne quella di far roteare il fondo schiena. Perdonatela, o voi puristi delle corde sopraffine, specie se sa benissimo quello che fa.

10.2.12

Essere donna vs Nostalgia dell'utero?

Ci diciamo "fidanzatine".

"'nnamo'ata. Ofia 'nnamo'ata 'i mamma".
"Tu puoi essere innamorata di chiunque e di qualunque cosa, Sofia".
"No! 'i mamma".

Ci diciamo "fidanzatine", e per quantità del tempo condiviso, qualità, attenzioni reciproche tendenti all'assolutismo, non c'è alcun dubbio: in qualche modo lo siamo veramente.
L'altro dubbio inesistente è sulla voglia che tutto questo si perpetui ad oltranza. Da parte di Sofia perché ancora non sa, le mancano tutti quei grossi pezzi di vita a cui un giorno non potrà rinunciare con quella forza dell'aut aut che avranno di imporsi tra noi. 
Da parte mia perché so, e di grossi pezzi di vita ne ho ingoiati abbastanza.

7.2.12

Sofia Luna

"La Luna co'icata, la Luna a nanna"

E allora alzi gli occhi, vedi quello che ti era sfuggito e le parole appena sentite non potevano essere altro che quelle.
Non è questo quello che fa la poesia?
Non ti fa alzare gli occhi?
E soprattutto, non trova le parole giuste?

Sofia, due anni e otto mesi.
Poetessa inconsapevole.


6.2.12

Mss Tambourine e il reportage fallito di una blogger di emme

Mentre cerco di incastrare bene i tempi tra Sofia e la realizzazione di Mosca blu ( in pillole spiegato il "forse"), oggi avrei voluto star qui a riportare gli eventi di ieri di quel fenomeno nazionalpopolare qual è la ricorrenza di S. Agata. 
Terza per grandezza in tutto il mondo, un milione e più di visitatori arrivati da ogni parte del globo, ventiquattro ore di processione senza sosta. Insomma, ci sarebbero stati tutti i numeri per farlo. 
L'uso del condizionale è direttamente proporzionale alla natura del mio essere blogger. 
Non so se la cronaca catanese oggi lo abbia riportato. Ma se magari a qualcuno di voi stamattina è capitato di leggere di una giovane donna avvistata ieri a Catania mentre sbraitava "bloggerdimmmeeeerda" in preda ad uno stato confusionale, ecco, quella giovane donna sarei io.

2.2.12

Il cuore in affitto

Il cuore in affitto non sente casa.
Non mette le tende alle finestre. Lascia le pareti bianche, ché i quadri sono incastri di vita col bordo scurito che non va via. Al più due stampe su carta di terza categoria, attaccate con lo scotch, perché a volte anche un cuore in affitto inorridisce di fronte al bianco.
Il cuore in affitto ignora gli AD in edicola, si premura di far rimbalzare lo sguardo dall'altro lato non appena abbia incidentalmente agganciato la bellezza delle forme architettoniche. Perché nessun suggerimento del bello in una casa possa mettere una qualsivoglia pulce ad un cuore in affitto.

1.2.12

Mi servirebbe rileggere Stuart Mill

Aveva quattro mesi Sofia quando in braccio alla nonna, dopo ripetuti richiami a forma di piagnisteo rivolti a me che stavo lavando i piatti, cominciò a tremare, smise di respirare e diventò nera. Mia madre lanciò un urlo, io i piatti in aria, la presi in braccio e Sofia riprese il colore rosa. Il pediatra la visitò e disse: "Stinnicchi (il siciliano blogger lo sottolinea in rosso :) ovvero: affezioni emotive". 
Ovvero: capricci.
Mia madre profetizzò allora che Sofia poco più grande sarebbe stata come quel genere di bimbi che strillano, sbattono i piedi e si buttano a terra per ottenere.
A. D. 2012: 
Sofia strilla, sbatte i piedi e al buttarsi a terra preferisce sostituire il più orribile tremare, togliersi il respiro dal pianto e diventare cianotica.
Allora la battaglia quotidiana contro i capricci, capite bene, diventa più spigolosa da affrontare. 
Le do il wrustel per merenda o lascio che la lingua le diventi blu?
Ieri, di fronte all'ennesima scena da scuoiamento di capretto per una camamellaahhaaaghhh fuori orario, velocissimamente ho pensato:
NO="Ti lacererò l'anima mentre mi guardi soffrire e rischiare la vita e sarai dannata per sempre"
SI="A quindici anni tornerò con un dragone tatuato sulle tette, il piercing sulla lingua e andrò a convivere con quel cinquantenne russo che mi ha messa incinta"
Ho scelto la dannazione.