17.12.12

Bellissima

Con i bambini è così: stimolano all'inverosimile la tua ghiandola pineale, ti fanno fare salti quantistici nello spirito che non avresti mai creduto di poter essere capace di fare, ma, visto che c'è sempre un risvolto della medaglia, i moti opposti ci son sempre, mentre migliori da un lato diventi uno schifo dall'altro.
Mettete me. Ho imparato, ad esempio, ad essere pratica, a far tutto veloce, a non perdere tempo, a far tre cose alla volta. Bene. L'altro risvolto della medaglia è che facendo tre cose alla volta, ho detto definitivamente addio al mio perfezionismo. Male. Una volta ero così carina, facevo tutto così straordinariamente bene, tutto, che ne so, dai pacchi regalo ai visi delle statuette in pasta di sale, passando per l'esame di bioetica, la decodifica dei testi, la scelta degli arredo con sottofondo musicale e la piastra ai capelli. Eeeeh, la piastra! Semmai "na' ciocca sì, na' ciocca no".
Insomma, ora son pratica ma sciatta. Olé.
Oppure.
Ho imparato la forza della compassione. Una volta proclamavo la pace dello spirito ma ero uno stronza. Studiavo le religioni, gli spiritualismi, le filosofie del mondo, ma le studiavo solo, mi compiacevo di tanto intellettualismo, poi però se qualcuno mi mordeva lo facevo a pezzetti. A dirla tutta facevo a pezzetti anche senza esser per forza morsa. Il sadismo mi eccitava.
Ora guardatemi: piango persino di fronte agli spot natalizi.
Un altro olè per me, grazie.

14.12.12

La scuola delle possibilità

In questo momento da qualche parte del mondo i bambini nelle loro scuole pubbliche, fascia di età 3 anni, sono in piena fase creativa. 
Io sono qui che scrivo, voi siete qui che leggete, e loro, alcuni di loro, stanno parlando quasi correttamente una, ma anche due, tre, quattro, cinque lingue che non gli sono state tramandate in automatico dal paese di appartenenza: se sono francesi parlano tedesco, se sono tedeschi parlano francese, se parlano francese e tedesco ci stanno provando col cinese.
Loro che son furbi, assieme alle loro maestre, che son furbe pure loro, hanno deciso di comune accordo che quando devono bestemmiare è meglio farlo in seconda, o terza, o quarta lingua. 
Nessuno baderà al contenuto dell'espressione, quando ad esprimere un "merda" o "che palle" o "stronzetto spara caccole" in cinese è un bambino di tre anni. Baderanno piuttosto alla ottima forma acquisita di seconda, terza, quanta, quinta lingua e daranno un buffetto sulla guancia.
Il loro è un gioco.
In questo momento da qualche parte del mondo i bambini di tre anni sono riuniti in assemblea, non solo per scegliere con quale lingua sia più conveniente prendere per il culo il resto del mondo, ma anche per decidere le sorti del mondo.

4.12.12

Siate folli (cit.)

Dunque, vi ho lasciato con la colite a pacchi da cento.
Mi son messa sotto la doccia e mi son detta: "daaai, ma che cavolo di madre vuoi essere per Sofia... una molliccia oppure una dura, lucida, col sangue freddo, indifferente ai moti deboli dei sentimenti... e suuuu, esci le palle!"
Sì.
Sarà durata un paio di minuti. Dopotutto era una finzione. Quanto volete che duri una finzione?
E poi in macchina, mentre andavo, ho realizzato. Mi son venute in mente di tutte le volte che io e Sofia "litighiamo" e allora le dico "che fa, la cambiamo questa mamma?" e lei "no, voglio questa".
E sì, Sofia vuole questa.
Questo macello, questo casino, questa mamma che un giorno non smuove un dito e la casa è un campo di battaglia, e un altro giorno e la testimonial di tutti i detergenti del mondo. Che un giorno è un pagliaccio da circo e l'altro è un'eroina di noir.
Che un giorno ha paura persino delle foglie che cadono e soffre di colite e l'altro è un robot d'acciaio.
Una mamma, una visionaria, una donna casino. Vuole questa.
E perciò ieri ho proposto questo, quella che sono, che altro in effetti non ho.
La mia testa e le mie visioni e un centesimo in tasca.
Nient'altro.
Ma il signore che mi ascoltava diceva solo "è ambizioso".
Non si è scomposto nemmeno un secondo.
Nemmeno quando ho parlato di mongolfiere. Quelle vere.
Ripeteva "è ambizioso".
D'altronde lui fa parte di un organizzazione maestosa, quella che, per suo dna, quando si trova di fronte a follie non le chiama mai follie, le chiama ambizioni.


3.12.12

O la va o la spacca

No, niente.
Avrei voluto mettere giù qualche riga, ma niente, non ce la faccio.
È il grande giorno. La presentazione del mio progetto. Tra una manciata di ore.
Troppo poche per risolvere emotivamente quel grosso aut aut del o la va o la spacca.
Vendesi colite a prezzi stracciati.