14.12.12

La scuola delle possibilità

In questo momento da qualche parte del mondo i bambini nelle loro scuole pubbliche, fascia di età 3 anni, sono in piena fase creativa. 
Io sono qui che scrivo, voi siete qui che leggete, e loro, alcuni di loro, stanno parlando quasi correttamente una, ma anche due, tre, quattro, cinque lingue che non gli sono state tramandate in automatico dal paese di appartenenza: se sono francesi parlano tedesco, se sono tedeschi parlano francese, se parlano francese e tedesco ci stanno provando col cinese.
Loro che son furbi, assieme alle loro maestre, che son furbe pure loro, hanno deciso di comune accordo che quando devono bestemmiare è meglio farlo in seconda, o terza, o quarta lingua. 
Nessuno baderà al contenuto dell'espressione, quando ad esprimere un "merda" o "che palle" o "stronzetto spara caccole" in cinese è un bambino di tre anni. Baderanno piuttosto alla ottima forma acquisita di seconda, terza, quanta, quinta lingua e daranno un buffetto sulla guancia.
Il loro è un gioco.
In questo momento da qualche parte del mondo i bambini di tre anni sono riuniti in assemblea, non solo per scegliere con quale lingua sia più conveniente prendere per il culo il resto del mondo, ma anche per decidere le sorti del mondo.
Ogni mattina si riuniscono in assemblea e pensano a nuovi prototipi come mezzi di trasporto innovativi e a zero impatto ambientale, stanno decidendo se sarà il cemento il futuro degli aggregati urbani oppure un ritorno alle foreste pluviali. Alcuni, che son bambini di tre anni e vanno subito al sodo delle bellezze, votano per le foreste pluviali; invece i più, bambini cresciuti nella modernità e lontani da romanticismi, pensano che un compromesso intelligente sia più verosimile e stanno già cercando una formula del tutto bio che abbia le caratteristiche del cemento, e nella ricerca sono già approdati al fango utilizzato nelle capanne in Africa. Dicono che applicando al fango le moderne concezioni di design architettonico delle case in cemento dove il mondo vive attualmente, potremmo vivere in comodi e modernissimi loft all'interno di foreste pluviali.
Anche questo è un gioco.
In questo momento da qualche parte del mondo, un bambino, che è pur sempre un bambino, stanco alla fine dell'assemblea per decidere le sorti del mondo, ha chiesto alla maestra di potersi rilassare con una qualche attività creativa, che è pur sempre un bambino è ha diritto a perder tempo. 
La maestra, che lo sa, gli ha proposto una decina di attività. Lui ha scelto. 
Non ve lo dico cosa ha scelto. 
Perché l'importante è che lui abbia potuto scegliere tra una decina di attività. L'importante è che lui abbia potuto scegliere.
E comunque ha scelto di riprodurre quel bel quadro con tutte quelle stelle rotonde di un certo Van Gogh, ché oggi si sente così, si sente rotondo, giallo e blu, proprio come i colori di una notte stellata.
Un altro, che ne ha abbastanza della Terra, un po' lo delude con tutta questa storia del cemento, guarda il sistema solare che ha confezionato con palle in polistirolo. Sa già che domani ne avrà abbastanza del sistema solare e andrà oltre.
Il bambino accanto invece non vede l'ora, domani, di prendere il modellino in polistirolo del sistema solare di quel bambino, perché anche lui vuole andare oltre, solo che all'indietro, nel più piccolo, dentro i legami del polistirolo, ché ci vuole rimanere saldo sulla Terra, e lo fa con un piccolo microscopio.
Son tutti giochi, questi.

In questo momento, da qualche parte del mondo, che non è il nostro, i bambini nelle loro scuole pubbliche non stanno facendo lavoretti, canzoncine e cazzatelle varie.
I bambini fanno davvero cose da bambini. Giocano pensando il mondo, e come lo pensano così lo vivono.
Perché i bambini, in quella parte del mondo, non sono attese, non sono cose da parcheggiare, e non sono creature bisognose di colorare Tom e Jerry lasciati in bianco.
Ma non sono nemmeno, come alcuni, che si credono lungimiranti, si compiacciono di dire, risorse.
I bambini sono possibilità.
Tutte le possibilità.
I bambini sono tutte le possibilità del mondo. 

                                                                                     ***

In questo momento, in questa nostra parte del mondo, Sofia sta cercando di difendersi dagli attacchi maneschi di un bambino iperattivito. La maestra è impegnata a far lo stesso. Gli altri ventiquattro bambini si arrangino. E aspettino il loro turno facendo lavoretti con la carta crespa.
Nient'altro.
Non giocano. Non sperimentano. Non si divertono.

Alla fine dell'anno qualcuno di loro imparerà certo a dire "merda" per bene.
In italiano, ovvio.
Hanno poche possibilità di dirlo in cinese.


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