18.2.13

Rubare ai bambini

Supermercato. Arrivo alla cassa.
Il cassiere è spazientito. È probabile che la storia vada avanti già da un po': "... allora, Signora, si decida! Cosa lascia?".
Guardo sul banco, lei che guarda in giù e pesta il labbro, e non faccio fatica a capire il perché dello stallo.
In effetti a volte è difficile dover scegliere tra un sacco di patate e una merendina al cioccolato.
Il sacco di patate sfama una famiglia intera, ma quella merendina sfama tutto quell'altro genere di fame che adesso è negli occhi del suo bimbo, mentre aspetta silenzioso.
Aspettiamo tutti.
Noi dietro, lei, la mamma, avanti, in vista, assolutamente nuda. 
L'equità della fila, il rispetto del turno, non mi è mai sembrato tanto ingiusto nei confronti del pudore.
Chissà se quelli in fila con me abbiano pensato allo stesso mio modo "intervengo... o forse è meglio di no...", chissà se il prevalere del "o forse è meglio di no" li abbia fatti sentire meschini e impotenti come mi son sentita io, chissà se tutti abbiamo sperato allo stesso modo in un lieto fine, con il bimbo sporco di cioccolata e le patate abbandonate lì.
Oppure se abbiamo sperato tutti di vedere il bimbo sbraitare ossesso, capriccioso e molesto, pur di non vederlo così, silenzioso.
Chissà, se a vederli uscire chini e stanchi, quelli in fila con me abbiano sentito una specie di senso di colpa uguale al mio.


Dite patetico? Non ditelo.
Non ditelo se non conoscete la storia. Non ditelo se non avete mai provato il dolore di non avere più nessuna carta da giocare.

16.2.13

Short Life Stories: Co-sleeping



Protagonisti di "Co-sleeping":
                                        - Io
                                        - Sofia
                                        - Due metri di letto vuoto e intonso




Note a margine:
1. Ridefinire il concetto di co-sleeping come di un qualcosa di vantaggioso.
2. Ridefinire quello che per Sofia è il concetto di "spazio personale".

15.2.13

Tacchi a spillo e mutandoni

Eeehh... ma alla fine che cos'è un'idea se non un apostrofo rosa tra le parole immaginazione e azione.
E a partire da questa minchiata chiedo formalmente scusa all'intero albero genealogico dei pensatori che va da Platone a Gentile, passando per l'esimio Professor Galimberti, fino al mio personale professeur di filosofia teoretica, menzionandoli uno ad uno, come il prete a Messa con tutti i santi (ma all'ottantesimo santo, fate anche voi come me? Non vi assale un dubbio e cominciate a guardarvi attorno per cercare  telecamere di Candid Camera?)

No, è che, pensateci, un'idea può avere pure ragione ontologica, esistere di una sua propria verità sostanziale, abitare un luogo meta fisico, con le sue leggi e le sue dinamiche che non puoi modificare nemmeno se invochi tutti i santi di cui sopra (di fatto lo sperimentiamo in qualche modo, vagamente, quando, non lo so, scriviamo una storia e ad un certo punto abbiamo come l'impressione di non essere più noi ad orchestrare le dinamiche ma è la storia stessa che si sviluppa secondo un suo volere personale, una coscienza, no?); ma, in soldoni, in questo nostro luogo, un'idea prende una direzione, una e una sola, quando si cristallizza in una forma.

14.2.13

Il principe della mia vita

Vi è mai capitato di non far altro che pensare ad un progetto, ad un'idea?
Un'ispirazione che nasce in un pomeriggio qualunque e nel tempo diventa l'aria che respiri, diventa tutti i giorni che vivi?
Vi è mai capitato di vivere per un'idea e di portarvela appresso ovunque, nello stato di veglia, in quello di sogno?
Di portarvela sotto la doccia, nell'acqua, attraverso le finestre che aprite, in macchina per strada, sui piatti appena cucinati, le masticate di conversazioni tra gli amici?
Di portarvela ovunque. E di vivere due generi di sensi di colpa. Quello che ti fa dire che magari dovresti dar spazio a qualcos'altro, o a qualcun'altro all'infuori di lei, e quello che quando ti sei costretta a dare spazio a qualcos'altro, a qualcun'altro, ti senti manchevole, di un tempo che altrimenti poteva essere solo vostro.
Vi è mai capitato?
E di scoprirvi innamorate folli, come se questa vostra idea avesse carne, scoprendovi frenetiche e intolleranti fino al momento in cui non riprendete da dove avevate lasciato, riprendere a divorarvi l'un l'altro, ciascuno ispirazione e fame dell'altro.