20.3.10

Camera con vista sul water.

Sofia ha posto uno spartiacque tra il mio ieri - dall'istante in cui sono nata io fino al secondo prima che nascesse lei - e l'oggi.
Tutto quello che è stato prima, facendo le dovute estrapolazioni come la favola metaterrena mia e di L. con epilogo Sofia, e un paio d'amicizie dalla forza ventennale, viene catalogato dal mio database cerebrale sotto l'etichetta 'un tempo'.

                                                                                                                        Un tempo sembra che il mio più alto appetito fosse quello di trovare un luogo. Il luogo dove potessi sperimentarmi al meglio. Doveva avere caratteristiche precise, ma più di ogni altra cosa doveva essere contenitore, attivo, delle mie esperienze. Alle volte davo maggior tensione più al luogo che non ai contenuti. Non so, ma partendo dalla superficie riuscivo ad andare a ritroso fino alla radice delle mie questioni. Così era un balcone sul lungomare della mia città, la circonvallazione in macchina, il chiostro del monastero della mia Facoltà, e la mia camera, meravigliosa rappresentanza delle mie vicende.
Oggi, con Sofia che si espande a macchia d'olio negli spazi di casa e della testa, il bisogno d'architettura di tutte le mie personali considerazioni si estingue in un budello di 1,5m x 3m: il bagno.
Il fatto è che se non siamo assieme Sofia urla, urla, urla, piange a volte, ed urla: non posso permettermi di sollazzarmi seduta comodamente in poltrona ad appagare le mie personali voglie a scapito delle sue, senza pagare uno scotto. Recentemente ho scoperto che la sterilità del bagno mi dà il permesso di assentarmi da lei e presentarmi alle mie urgenze intellettuali senza molti sensi di colpa. 5 minuti di privacy alla toilette non si rifiutano a nessuno. E così 5 minuti per ogni ora passata con Sofia, che sono circa 14, fanno ben 70 minuti di autonomia dove mi concedo la lettura di qualche rivista, il libro del momento, l'aggiornamento del mio diario, l'approfondimento della materia da dare, settimana enigmistica e meditabonda sigaretta.

Sono così i nostri figli: ci fanno regine della loro esistenza ma ci confinano nella parte più alta del castello.
O in quella più infima di casa.
Minuti scaduti. Vado.

5 commenti:

  1. 'How to be good' di Nick Hornby. Anche per la protagonista l'unico posto della casa in cui riusciva a NON avere un ruolo (mamma, moglie, medico, etc) era il bagno. E lo è anche per me: la chiave è stata tolta per evitare che i nanerottoli ci si chiudano dentro...ma anche senza chiavi è sufficiente per avere 5 minuti di pausa. E leggere. O perdersi nei pensieri.

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  2. Mia cara, le mie hanno una passione a partecipare al mio isolamento nel bagno ... quindi tutte insieme! saluti mammamiao

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  3. Allora non sono una squinternata che bazzica i "bassi fondi".
    C'è vita sul "wc"!!
    Tutte chiuse in bagno. Come si faceva al liceo.
    Bello.

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  4. no, non sei la sola, visto? quando uno compra casa si immagina che la stanza del relax sia la camera da letto, la sala con il bel divano comodo...e invece presto scopri che:
    - la camera e nella fattispecie il lettone sono spesso sovraffollati
    - sul divano si spaparanzano in 3 e a te resta l'angolo più scomodo
    - l'ultimo eremo di pace rimasto è il bagno...
    ;)

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  5. ...che, come ci scrive mammamiao, verrà prestissimo dissacrato!

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