21.9.10

Un passo indietro

Settembre.
In questa mia casa, settembre non rappresenta ancora una postazione d'inizio, non segna alcuna epifania di attività perché a stare dietro a Sofia si vive un'interminabile tempo di pausa, una vacanza protratta ad infinitum. I gesti di ogni giorno messi in loop, ogni giorno, ripetuti identicamente così tante volte da non essere più percepiti dall'attenzione, inghiottiti dal magma  di un enorme rito perpetuo, talmente spalmato però nel vivere quotidiano da non essere più evento straordinario quanto gestualità ordinaria del quotidiano.
Rito perpetuo del quotidiano. 
E mi chiedo che differenza ci sarebbe tra me adulta e Sofia, se continuassi a naufragare nel suo tempo molle, senza stacchi tra la memoria storica e l'immaginazione delle cose non ancora accadute?
Se non mettessi a raccolta sistematica le azioni finora vissute e di queste non ne facessi proiezioni e conseguenze future, cosa mi farebbe diversa da una bambina che balla dentro il cerchio colorato del suo tempo presente?
Una madre, un genitore, deve far da lente di ingrandimento sullo sguardo circoscritto dei propri figli, che, magari per giusto impulso a percorrere l'avanti indisturbato, si arrampicano sulle scale senza voltarsi mai indietro, dietro le loro spalle, dove s'acquatta la possibilità della caduta ripida.

Ci sono cose oggi che senza una forza opposta che le contrasti faranno della forza di gravità il loro facile scivolo, e scivoleranno.

E allora un passo indietro. Faccio un passo indietro.
E forse per la prima volta nella mia vita cedo il passo ad altro e ad altri, per Sofia, senza che stare all'ombra scalfisca il mio purtroppo ben ramificato amor proprio.
Mi metto in un angolo, come un lare che veglia attendendo gli sviluppi, perché Sofia sappia che oltre questo mondo di donna ne esistono migliaia di mondi, che possono sostenerla e divertirla e stupirla e attrarla e confortarla allo stesso identico modo, e in certi casi anche meglio.
Ho messo il silenziatore al mio presenzialismo ostinato, puntellato qua e là di egocentrismo, e indurito la voce così che Sofia cerchi culle che non siano le mie braccia.
Sto risolvendo così il problema di una specie di sindrome di Stoccolma che fa della persona che la ferisce la stessa che la conforta.

Mi preparo al prossimo settembre. A quando per davvero le nostre vite cominceranno a prendere strade diverse.

Che si sappia che fare la cosa giusta un po' mi costa.



Vinicio Capossela-Scivola vai via

10 commenti:

  1. ti togli un po' di spazio tu, per lasciarlo a lei. come dici tu, doloroso, ma sacrosanto, visto che è l'amore per lei a fartelo fare. brava. :)

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  2. con Nicolò non funziona neanche fare la voce grossa: posso sgridarlo, posso dirgli di staccarsi da me che non è il caso che mi stia sempre attaccato alla mia gamba (e non scherzo, A. lo vede tutte le volte), posso fare la dura. Lui comunque non si stacca e creca di continuo me, il mio sguardo, le mie agttenzioni, la mia approvazione.
    Mi chiedo e richiedo dove ho sbagliato e dove continuo a sbagliare.
    Fai bene ad iniziare ora che è così piccola, magari funziona :)

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  3. Marta, francamente, mi chiedo perché mi leggi: tu mi aggiungi sempre qualcosa. boh!

    Mami, è che ho paura che Sofia rimanga una mammona anche quando non sarà più necessario. Non sopporto ad esempio che si privi di raccogliere gli inviti a giocare del Riccio, degli zii e degli altri soltanto per restare con me, magari seduta nel divano. Non è sano.

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  4. Eh, a chi lo dici. Con Nico combatto da anni ma lui è fatto così. E' soprannominato 'cozza' oramai. Crescerà e inizierà ad ignorarmi ed allora mi pentirò di tutte le volte che ho cercato (per il suo bene ma anche per un po' di respiro) di allontanarlo da me

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  5. Lo so, il paradosso della maternità/figliolanza

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  6. sai che mica ho capito?
    io ti leggo perché mi piace quello che scrivi e come lo scrivi.
    e perché mi aggiungi qualcosa.
    quindi direi che siamo pari. :)

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  7. Non temere Veronica: arriva ilgiorno che si allontanano senza voltarsi. Il loro sguardo dai tuoi occhi raggiunge un orizzonte che noi neanche pensiamo possano vedere. E quel giorno arriva cosi' presto e cosi improvviso che non hai il tempo di abituarti ... Forse il nostro compito e' quello di attutirgli le cadute.

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  8. vero, mammamiao, attutire le cadute e fornirgli gli strumenti per rialzarsi, senza troppi danni.

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  9. E poi, sì Mammamiao, lo so che devo aspettare pazientemente. Sarà Sofia ad allungare lo sguardo.
    Aspettare. Ma anche aggiustare alcune cose adesso, prima che lo sguardo si allunghi su abitudini sbagliate.

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