27.12.10

"1°" Natale

Non me lo ricordo affatto il Natale dell'anno scorso.
Se già oggi soffro di grave deficit d'attenzione e tenere a mente due nozioni diverse, seppur connesse da funzione logica tipo latte + biscotti, mi risulta gravoso quanto per una foca studiare i sistemi integrali, figuriamoci com'ero messa un anno fa.

Quando ero nursery vivente e azienda produttrice di latte attiva 24 ore su 24: portavo Sofia in braccio tutto il giorno (leggi tutto il giorno), per una sorta di patto che avevo stretto con la mia paura di non essere abbastanza, e pareva che il latte che lei assumeva istante per istante venisse sistematicamente fagocitato da un buco nero, perso in uno spazio cosmico parallelo che a stare a sentire la legge della conservazione della massa certo qualcos'altro sarà andato ad alimentarlo; una specie di adozione coatta a distanza di nonsochiocosanonvogliosaperlo.

Oppure più semplicemente mi prendeva per il culo.

Se ne stava lì, quieta, ventosa appiccicata con attack, chiodi e cemento a presa rapida, ignara dei miei crampi, dei miei bisogni fisiologici impellenti, del baratro verso cui stava precipitando il mio sistema nervoso. 

Naturalmente, per la condizione paradossale che la genitorialità offre per cui mentre il senso del tuo personale mondo, così come te l'eri affannosamente costruito tassello per tassello, crolla sotto l'effetto domino per farti però allo stesso tempo contenitore più ampio del senso di tutto questo mondo, mi sembra superfluo sottolineare che la problematicità dell'anno scorso fosse condita da profonda, piena felicità.

Direi totalizzante, però.
Paralizzante.
Troppa.

Di quella felicità che stordisce, ti assale investendoti, si attacca sulla percezione del mondo reale ovattandola di melassa e togliendo il più piccolo barlume di raziocinio, si fa malattia dell'intelletto.
Ti rincoglionisce insomma.

Anche perché la simbiosi che si viene a creare tra due identità è per gioco forza reciproca, di mutuo rapporto.
Se Sofia si muoveva dentro una bolla, lo facevo anch'io.
Se non aveva il benché minimo sentore del tempo cadenzato, anch'io venivo risucchiata dal torpore denso del non-tempo.
Se per Sofia il rito millenario aveva la stessa rilevanza di un rutto, anche per me qualsiasi evento fuori dalla nostra bolla mi sembrava una storia lontana a cui io non appartenevo.
Mi sentivo dentro al sacro fuoco della maternità e fuori da ogni altro gioco.

Per cui no!: lo scorso Natale per me niente spazio per lustrini, lucine, palline, canzoncine, pucci pucci pa' pa' o atmosfere d'ispirazione.

Quest'anno, nonostante dalla banchina guardi ancora nostalgica i binari lineari della ragione aspettando di poterli ripercorrere, sembra che la nebbia dell'ottundimento attorno alle vette della testa stia cominciando a stemperarsi.
A poco a poco.
Lentissimamente.
A piccoli traguardi, come se stessi seguendo un corso di riabilitazione alle cose di ogni giorno.

Le cose di ogni giorno.
Come di questo nostro "1°" Natale.











5 commenti:

  1. anche per me, in un certo senso è stato il primo vero natale....!auguri a te alla splendida sofia e al riccio!
    leucosia

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  2. Tantissimi auguri a te e a Sofia! Anche io sono stata catapultata in un altro mondo in questi giorni...capirai....!anche se non mi leggi, ci sono!

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  3. bellissima la prima foto e quelle dove bacia il suo Barbapapà gigante.
    e la manina ciotta poi è uno spettacolo..
    e la tazzina di caffé è invitante anche se io non lo bevo...

    m.

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  4. amiche mie tutte,
    grazie.

    Leuco,
    credo sia molto simile la nostra esperienza,
    non solo perché i bimbi hanno quasi esattamente la stessa età ma soprattutto perché penso di non esagerare nel dire che mettiamo in un certo senso la stessa sensibilità nell'approccio al quotidiano.

    Diky,
    il tuo "capirai" più puntini di sospensione mi mette tanta curiosità.
    io vengo da te più volte al giorno ma la pagina non mi si carica: che succede?

    Mami,
    proprio stamattina ho ceduto alla tentazione e ho guardato le tue foto. Una, a dir la verità.
    Peccato gli occhiali da sole: nascondono quello che più di tutto mi piacerebbe vedere.
    Bellissima.

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  5. tu guarda Nicolò, dicono che abbia i miei stessi occhi..
    m.

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