6.2.11

Sofia che

si arrampica su divani, letti, cuscini, muretti e scale, cade e rimane ferma, indecisa sulla reazione, finché non le dico cantilenando "salamona", e ride.
Sofia che ad ogni pozzanghera, bacinella, secchio, lavandino, vasca da bagno, prima un dito, poi la mano con maglietta, poi tutta.
Sofia che tocca qualsiasi cosa, le chiavi, i telefonini, le borse, i detersivi, i documenti, i cd, le forbici, le abatjours illuminate, qualsiasi cosa non sia un suo gioco.
Che tocca la terra, la passa sui polpastrelli, le va bene, si riempie la mano, le va bene, la lascia cadere sulle scarpe, le va bene, se la lancia sui capelli e sulla faccia, la mangia, ci si stende tutta sopra, e le va bene, lei che appena una mollica di biscotto e all'istante "manina! manina!"
Sofia che parla, tutto doppio, "metto metto" "tocca tocca" "buono buono" "sì sì" "così così"
Sofia e il suo "tocca tocca": tocca tocca le stelle, la luna e i lampadari. 
Sofia che scappa " 'iuto! 'iuto!", che rincorre, che corre e quando corre è la cosa più carina che abbia mai visto perché saltella e le saltella tutto, i piedini, le gambe, le mani, le dita, le spalle, le guance e i capelli.
Sofia che balla, qualsiasi cosa, anche se la musica proviene da lontanissimo e arrivano poche note inconsistenti.
Sofia che quando le metto sui capelli la fascietta glicine e cuori d'argento è bellissima, si guarda allo specchio e si applaude. 
Sofia e la gioia del "ba'nietto". Io e il nervosismo per il pantano.
Sofia e l'ordine: chiude porte, finestre, sportelli e cassetti, il tappo sulle bottiglie, tovaglioli, pannolini e salviette nella "spazzatu'a".
Sofia e i suoi Barbapapà, Winnie the Pooh, Pingu, Panda, il Re Leone, suricata, facocero e "abimbaue" messi in loop tutto il giorno, dalla cucina allo studio, dalla tv al computer.
Sofia che lancia a terra ogni oggetto tra i più molesti per emissione di suoni che possa esistere.
Sofia che però porge le cose che ha imparato a non buttare, ciuccio e biberon, "graccie mamma, graccie papà"
Sofia che quando la sgrido lacrimoni appesi alle ciglia, tutta rossa paonazza, labbro tremulo, finché commossa non le chiedo "ti viene da piangere?" e lei con una smorfia fatta di tristezza e riso un "sììì..." lungo e sussurrato e ridendo con quel misto di dolore finalmente giù i lacrimoni.
Sofia e la mamma, a casa, a letto, in macchina, a far la spesa, in bagno mentre faccio pipì, la doccia, i denti, mi trucco, lavo i piatti, cambio le lenzuola, le piego, e Sofia giù sotto che urla divertita. Sofia e la mamma sempre e ovunque.
Sofia la mattina l'asilo, "mammahhmammaahh", e di notte gli incubi, "mammahhmammaahh".
Sofia e "no!: mamma": 
vuoi andare dalla nonna? no!: mamma vuoi giocare con la zia? no!: mamma perché non vai con papà a correre? no!: mamma il nonno ti mette il giubbotto? no!: mamma ti cambia il pannolino ti da la pastina ti fa addormentare no!: mamma.
Sofia che mi graffia, mi pizzica, mi tira i capelli, mi morde, mi fa le pernacchie sul collo, si arrampica su tutte le anse del mio corpo, e ridiamo, compagne di un gioco fisico a tratti burrascoso e morbido. 
Sofia che mi bacia, uno sulla guancia, si ferma e ride, e poi riparte: la guancia, la guancia, la guancia, la bocca, il naso, l'occhio, la testa, ed è la commozione per eccellenza, quella mai provata prima.
Sofia che all'improvviso risale a galla da un suo gioco e trasalisce, per un suono o una voce un po' più alta o anche per qualcos'altro che ancora non so, e viene correndo in braccio o tra le gambe dicendo pau'a, e questo suo definire così bene un suo sentimento mi stupisce.
Sofia che ride tanto, urla tanto, si ribella tanto, piange tanto

Sofia ebbra di vita


e a fine giornata io
ebbra di sonno
che, a starle dietro, nel corpo me ne rimane poca di vita

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