28.6.11

Ma quanti anni ho?

Non ho mai intrattenuto con la mia età rapporti di tolleranza.
Due decenni fa la Tav esisteva, ed ero io nei confronti del mio tempo biologico.

Avevo dieci anni.
Era l'estate del '90, in vacanza con l'allora mia amatissima amica.
Portavo la terza di seno, i capelli lunghi, la minigonna cortissima e la pelle abbronzata. Andavo sulle moto, uscivo la sera, frequentavo una comitiva dove il più piccolo aveva diciassette anni, mi innamorai di un capellone riccio e chitarrista (la catena del karma non si spezza!) che fu il mio primo fidanzato ufficiale per tre anni. Talmente pazzo che quando le vacanze finirono dopo qualche giorno me lo ritrovai sotto casa. Trecento chilometri di viaggio in autostrada sopra una vespa bianca 50 HP.
Ma prima di lui, sempre lì in vacanza, conobbi un militare ventenne.
Mi piaceva suscitare l'effetto sorpresa riguardo la mia età.
Adoravo impelagarmi nei discorsi degli adulti senza essere penalizzata da un accidente come gli anni che mi appartenevano solo per imposizione e non per un'effettivo adempimento alla mia natura. Insomma: avevo dieci anni ed ero biologicamente, ormonalmente, tendenzialmente donna. O comunque donneggiante.
Oggi ci stiamo abituando, da qualche tempo cominciamo, forse per sfinimento, a tollerare bimbette che fanno benissimo le donnine. Ma vent'anni fa una decenne era una decenne e basta, ascoltava Cristina D'Avena e, seppur di nascosto, intesseva storie d'amore tra Barbie e Ken. Vent'anni fa era difficile smascherare una decenne in un corpo di ventenne, tanto era insolita la questione.
Così una sera che il militare fece per baciarmi, forse improvvisamente assalita da una qualche paura della giusta misura di una bimba di dieci anni, gliela dissi, la mia età. Mi guardò di grado in grado prima sorpreso, poi perplesso, quindi scandalizzato, inorridito, e infine, incazzato nero, scappò via.

Ad ogni modo, è così che ho sempre fatto. Non ho mai guardato la mia vera età. L'ho sempre occultata, aiutata da questo mio corpo maturo da quasi subito.
Sono stata davvero per poco bambina, incantata da quel mondo più grande di me che prometteva avventure, libertà ed eccitazione (prometteva solo, constatai dopo)

Oggi forse sconto questa specie di oltraggio al tempo naturale.
Oggi mi chiedo: ma che fanno le trentenni?
Di cosa parlano, per cosa si eccitano, cosa vedono guardando avanti;
camminano ancora a testa bassa o hanno vinto le loro paure;
cosa indossano, quali sono i loro miti, dove vanno la sera;
di cosa si innamorano, cosa le indigna, cosa le fa ridere a crepapelle;
dove stanno andando?
Senza di me.


Oggi, che cinque giorni su sette rimango a casa, con Sofia, e se esco è con e per Sofia, solo passeggiate solitarie e color pastello ai parchi; oggi che le mie conversazioni le intesso esclusivamente con i miei vicini di casa tutti più o meno sessantenni (ma quant'è bella Sofia, quant'è brava Sofia, quant'è grande Sofia), o con le maestre (Sofia ha fatto questo, ha mangiato questo, ha detto quest'altro), o con il macellaio, il panettiere, il salumiere (Sofia, guarda che ti do; per Sofia, Signora, guardi che le do), e tutto, ogni iniziativa della mia vita, sembra implodere in Sofia.
Oggi, che la mia vita sembra non c'entrare per niente con queste due generazioni che così bene si spalleggiano e per intenti mi toccano solamente di striscio (sessantenni e duenni pare sappiano benissimo come annullare il gap);
ecco, io oggi rivoglio i miei trentanni.


Trent'anni, cazzo, e sembro na' vecchia.

14 commenti:

  1. parlo principalmente di bambini, sogni e progetti, se guardo avanti vedrei altri bambini (ma sono l'unica), non ho vinto la paura più grande e che mi ossessiona - quella della morte - indosso quello che piace a me e rimescolo gli stessi soliti capi per farne nuove combinazioni, posso innamorarmi per uno sguardo e infiammarmi per un ricordo, la sera faccio tardi mangiando semi di zucca sul balcone, vorrei più tempo da condividere con un'amica, mi indigna la cattiveria e l'ottusità di tanti.
    e non so ancora dove sto andando.

    ciao Vero.

    m.

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  2. dio, sia ringraziato il cielo sei tornata.
    grazie.
    non sapevo dei tuoi semi di zucca. o forse non ricordo. la radio sì, quella me la ricordo.
    dunque semi di zucca e sedia a dondolo...
    ...il quadro diventa sempre più chiaro...
    :)

    diosiaringraziatoilcieloseitornata

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  3. Non mi torna il pessimismo di certi tuoi post con certi tuoi post. Questo più che altro è il gap che vedo io.
    E poi "colori pastello" del commento sotto l'ho scritto dopo aver letto "color pastello" qui con lo stesso tono. E anche questa coincidenza, allora, non mi torna!

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  4. semi di zucca e sedia a dondolo..oh cazzo, io sì che sono vecchia..
    m.

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  5. mmmh..., Ale,
    direi che c'hai ragione. Piacere, Veronica! Ecco io sono questa.
    Specie in questi ultimi due anni. La coerenza per me è un lusso.
    Sai perché? Perché Sofia è la prima cosa di senso che c'è nella mia vita, la cosa straordinaria, ma (e forse proprio per questo) ha portato un macello, tanto tanto scompiglio.
    Io e il Riccio non eravamo pronti dal punto di vista di organizzazione.
    Perciò ora arranchiamo non poco.
    E tutto questo, legato a degli aspetti di vita pratica scomodissimi, crea una polarità di sentimenti. Felicità e, non so, "nerume"
    In pillole la mia vita attuale.
    Quella che appare qui sul blog.

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  6. ehmm...Mami,
    l'hai detto tu, eh? mica io...
    :)

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  7. La cosa triste di tutta la faccenda, non è che tu, nel fiore dei tuoi anni, nell'isolazionismo solitario e Sofiacentrico in cui ti trovi, sia qui a chiederti cosa fanno le tue coetanee, cosa sognano, cosa vogliono, cosa le fa ridere.

    E la cosa triste non è nemmeno che suddette trentenni che al momento se ne stanno sedute in un bar a ridere ebbre dell'ennesimo martini, di un riso divertito ma velato di malinconia, di quel riso sincero ma che, ogni tanto, richiede di essere tirato prima di fare la sua comparsa, si domandino intimamente se è questo che vogliono, quanto durerà, se conosceranno mai il lusso di potersi lamentare del proprio figlio e del proprio marito.

    La cosa irrimediabilmente triste, in sè, per sè, per tutti, è che c'è sempre qualcosa che manca nelle nostre vite. Vogliamo ciò che non abbiamo, perchè avere tutto non si può e quindi si accantona, si rinuncia a qualcosa che, un giorno, forse anche solo per un'ora, si rimpiangerà.

    Il dualismo umano non discrimina, siamo tutti dentro, siamo tutti trentenni che si chiedono cosa fanno gli altri trentenni, cosa sognano, come hanno fatto a portare la vita dove volevano, e "che cazzo ci faccio io qui", è una frase che tutti ci ritroviamo a pensare, recidivamente.

    Io, di anni, ne ho 27, che a volte mi sembrano 72. Nel bene e nel male. Un esame alla laurea, nessuna idea concreta di cosa voglio fare della mia vita, qualche idea di cosa vorrei fare se fossi la sindachessa dell'universo; il terrore di non avere figli perchè sono un porcospino di Schopenhauer con gli aculei troppo lunghi per permettermi di entrare in collisione con qualcuno a tal punto da farci un figlio; sono una donna con la gonna, niente pataloni, mi sono stufata, tre anni fa; il sarcasmo mi fa ridere, woody allen e l'estremizzazione delle nevrosi umane mi fanno ridere, e pure mia madre che minaccia di subissarmi di poke su facebook se non mi faccio sentire, mi fa ridere; mi indignano le ingiustizie, le discriminazioni, la durezza di cuore, e pure i sandali coi calzini; sogno una casa in legno con un portico da cui bere caffè americano davanti ad un grande giardino, o magari al mare; sogno di guardarmi dentro fino a che non mi finisce l'anima, esplorare anche gli angoli più angusti, sistemare ciò che può essere riparato, accettare ciò che non può esserlo; sogno di poter raccontare tutte le storie che se ne stanno in quella placenta neuronale che è il mio cervello; sogno di trovare la giusta distanza; sogno di poter guardare qualcuno con gli stessi occhi con cui mia madre guarda me; sogno.

    Un commento, (lo dice la parola stessa) dovrebbe essere un breve pensiero su ciò che si è appena letto, come un'orma sulla neve fresca.
    Ecco, non volevo essere la slavina-recidiva, ma a volte, senza che io riesca a capire quale nervo/i scoperto/i abbiano toccato le tue parole, non riesco a trattenermi, a censurarmi, proprio come una slavina.

    Scusami
    Un abbraccio

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  8. Io lavoro un sacco, lavoro sempre, e nelle pause leggo, vedo film, vedo amici, faccio lunghi giri per milano. ma le pause non sono moltissime. a volte yoga. cucino poco, seguo poco la casa, quel minimo indispensabile. mi faccio trecentomiliardi di domande su me stessa ogni giorno. ho accanto un uomo che è tuttora l'uomo dei miei sogni, che è come me. descritto così sembra tutto perfetto, e forse lo è, ma in realtà da quando ho trent'anni i motivi di preoccupazione, le ansie e i dolori sono aumentati. io sono più forte e più donna, ma il male di vivere è sempre dietro l'angolo.
    So che solo un bimbo potrà cambiarmi. Per sempre.

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  9. Che cos'è l'età anagrafica? Nulla. Un numero scritto sulle certificazioni, e basta. La cosa che soltanto conta è vivere, sempre e comunque, a 360°, quello che sta davanti a noi; riuscire a coinvolgerci, a entrare dentro le cose e non farsele scivolare addosso.
    Fregatene, di quello che fanno le tue colleghe d'età. Tu sei tu e basta. Il tempo non conta, quando si sta bene con se stesse e con il mondo; e non conta neppure quando si sta male, perchè non è colpa del tempo, è colpa nostra.
    Vivi questi giorni con pienezza e consapevolezza e leggerezza, e poi ne verranno altri, sempre da vivere al volo. Cogliendo quanto di buono c'è.
    E senza mai pensare alle cose non fatte, senza rimpianti; ma, rivolta al presente e al futuro, progettare, sognare, organizzare.
    Chissenefrega dell'età.
    Io di anni ne ho 42, me ne accorgo solo la mattina quando mi guardo mezzo secondo allo specchio e a volte stento un pochino a riconoscermi. Poi non ci penso più, e detesto chi mi fa sentire una signora.
    Io sono io, e basta.
    ... insomma, fregatene e VIVI!!!

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  10. grazie, sono messaggi bellissimi. Per me è un piacere leggerli.
    Miwako, qui sii sempre slavina. Come la scorsa volta vorrei scriverti di più ma qui Sofia reclama.

    Pa, se mi posso permettere, ci penso spesso a te...
    Auguri.

    Anonimo, grazie davvero,
    vivere al volo...mi piace

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  11. Hey Vero, mi devi scrivere, eh, non puoi dire così e poi far finta di nulla... :)

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  12. Non ci credo neppure se è vero..Ma dai..Veronica..

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    1. :)
      oh, dai, è passato più di un anno... me so' ripresa, eh?!
      grazie, però, per un commento su di un post così vecchio.

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