24.7.11

Come diventare un sacco di patate

Prendete un infante.
Fatelo crescere nel sacro fuoco della maternità esasperata che non concede nient'altro che non se stessa a se stessa.
Camuffate l'insana esasperazione sotto ideali di infanzia protetta, sacra, da tutelare con le unghia.
A chi preventivamente vi dirà che non porterà nulla di buono questa vostra iper attenzione e presenza e abbondanza di cure materne, zittitelo con lo sguardo accusatore e ditegli che se il mondo non funziona è per questo atteggiamento menefreghista nei confronti delle esigenze dei più piccoli. 
Fatevi chiamare Madre Teresa.
Ecco, siete a buon punto. L'infante a quel punto vi riterrà la Madonna e non potrà più fare a meno delle visioni mistiche a cui è abituato stando con voi. Non vorrà nient'altro: libri illustrati, storie, giochi, colori, pupazzi, palle. Niente sarà degno della sua attenzione se accanto non ci siete voi. 
Siete messi bene: vi trovate nella fase precedente a quella del sacco di patate. Siete dei funghi allucinogeni. 
Fate la prova del nove: cercate di distrarlo da voi con altre figure di riferimento, anche le più importanti, o le più accattivanti per lui, e si distrarrà, per 30 secondi. Poi vi pretenderà con ancora più forza e quei 30 secondi vi costeranno una cistite per protratta trattenuta di urina; a meno che, s'intende, non facciate del gabinetto un tandem.
E non vi preoccupate se a volte vi verrà uno specie di guizzo quasi umano.
Non vi preoccupate.
Non vi preoccupate se avrete voglia di mettere in ordine le vostre cose, la casa, gli armadi, la libreria: il tradimento si paga e per il fatto di aver trascorso del tempo in altro modo che non stare con lui, l'infante in 10 minuti ve la farà pagare rimettendo tutto fuori posto, sporcando, infuriando contro quello che avevate nettato in 3 ore. Così lentamente ma inesorabilmente vi metterete in testa che non ha senso e mollerete la balzana idea di avere una casa dignitosa.
Non vi preoccupate se vi verrà voglia di riprendere a leggere, o dipingere, o scrivere, o..., magari la sera, magari quando dorme. Le dodici ore passate in questo modo unidirezionale, con i baby-paraocchi sul resto del mondo, ogni giorno per mesi e mesi e mesi, vi logoreranno al pari di un operaio cinese e alla sera persino leggere i consigli su come affrontare la sindrome premestruale sull'involucro degli assorbenti vi verrà duro.
E infine se sulla scia dell'ormone post parto avete aperto un blog sul vostro amato pargolo ma ad un certo punto vi verrà voglia d'affrancarvi e aprirne un altro su, che ne so, le pannocchie piemontesi o il turchese sull'abbronzatura, non vi preoccupate, la vostra curiosità verso nuovi lidi si spegnerà presto: la vostra vita è un unico soliloquio monotematico sulla questione infante, di che altro potreste parlare?


Et voilà. Il gioco è fatto.
Complimenti! Siete ufficialmente dei sacchi di patate.
Dopo due anni non sarete ancora uscite con una amica o con il vostro compagno o con qualcuno che ascolti altro da Cristina D'Avena; non avrete ancora fatto un sano pomeriggio di shopping che non comprenda Chupa Chups, Focus Pico e palle pazze...
...
...
...dopo due anni non saprete neanche allungare la lista delle cose da poter fare senza l'infante. 

Dopo due anni, nell'arco delle settimane, vi saranno concessi soltanto 5 minuti magri. Magari per scrivere uno stupido post su come diventare un sacco di patate.

14 commenti:

  1. non mi preoccupo
    non mi preoccupo
    non mi preoccupo
    ;)

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  2. ahhaaaaahaaaaahaaaah :)
    fantastica!!!

    tutti e tre i punti?
    allora, vieni e accomodati che ti faccio un posticino
    e aspettiamo che qualcuno faccia di noi due belle frittatone
    le cipolle ci sono? :)

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  3. c'è abbastanza spazio? guarda che sono un sacco di patate xxl!
    leucosia

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  4. Ci pensi che se vorrà Sofia potrà leggere tutto questo? Vorrei essere lei.

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  5. leuco, mannaggia! il posto xxl è già stato assegnato a me...
    :)

    ale,
    mi vengono i brividi al solo pensarci

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  6. se poi prima dello scoccare dei due anni, decidi pure di replicare la folle corsa, il tempo si raddoppia.
    e così dopo 4 anni, non sei ancora riuscita a tornare al cinema con le amiche, a farti la doccia senza avere mocciosi urlanti a picchiare contro le pareti, a farti le unghie, a tornare a riflettere sui massimi sistemi (perché al massimo rifletti su cosa preparare per cena), ma sei arrivata ad odiare i barbapapà, a non sopportare quella stordita della pimpa, a cantilenare la canzone dei versi degli animali anche quando ti trovi da sola, a sentire il cd dello zecchino d'oro per tutto il tragitto casa-lavoro prima di accorgerti che non fosse radio deejay...

    evviva il cortile virtuale.
    a.

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  7. evviva tu.
    un altro? io che sono pazza lo vorrei un altro.
    ma per fortuna c'è la genetica che mi frena. ricordi? io e il riccio portatori sani di anemia mediterranea. siamo stati fortunati una volta. meglio con far incazzare la sorte.

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  8. Una madre non può che nuocere ai suoi figli se fa di loro l'unico scopo della sua vita.

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  9. condivido pienamente.
    Sofia ha due anni.
    per tutto il suo primo anno, guardando indietro, posso tranquillamente affermare che sono stata grandiosa come mamma. stimoli continui, di ogni specie, attenta al più piccolo cadere di foglia, presentissima, allegra, solare, forte...
    è che provenivo dalla mia vecchia vita.
    ero la ragazza con mille interessi e sogni e energie e punti di vista. perciò mi è stato facile il primo anno essere portentosa, portando quella ragazza piena dentro la maternità.
    nel frattempo però mi sono svuotata, ho esaurito le mie risorse senza rinverdirle.
    dunque da un anno a questa parte sono il fantasma di quello che sono sempre stata. e si vede. specie con Sofia.
    perciò lo so eccome cosa vuol dire quando un unico punto di vista, una visione monolitica possa essere deleteria.
    ripeto: ci sto lavorando.
    per me sono giorni di grande fervore
    non mi accontento. perché comunque se Sofia non è l'unico scopo della mia vita, è comunque la ragione per cui ogni cosa della nostra vita deve essere messa a posto.

    a chi sto dicendo grazie?

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  10. ad un Anonimo lettore che è entrato in questo blog per caso.
    Io quando sono un pò giu di corda ascolto "invincible" dei Muse, bellissima canzone che mi mette la carica.

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  11. :) sei carino, grazie.
    non so, a me "essere giù di corda" fa pensare alla tristezza. e quando sono triste ho voglia d'ascoltare canzoni tristi. se sono innamorata canzoni romantiche.
    se invece sono allegra, o come in questo periodo nervosa e confusa, ho voglia di sentire questo genere (questa è la colonna sonora di questi giorni):
    http://www.youtube.com/watch?v=0J2QdDbelmY

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  12. bella canzone, mi piace. Se posso darti un consiglio (sempre che non lo fai gia) dovresti iscriverti in palestra, fare dello sport da contatto (boxe,kick boxing) per sforgarti contro un sacco (magari un sacco di patate). due/tre volte alla settimana. Non ce nè come lo sport per uscire fuori da qualsiasi crisi. :)

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