17.5.12

Colpo di fulmine e prima impressione: piccole grandi idiozie crescono


Ho sempre disprezzato la questione del colpo di fulmine, riferita a quell'ottundimento istantaneo del cervello di fronte ad una prima impressione piacevole. Più che piacevole. Di gradimento. Più che di gradimento. Perturbante, ecco.
Mi è sempre sembrata roba da "donnicciole", stordite da disfunzioni ormonali in atto, da un illogico stato alterato da "stagione di calore" dove lo slancio all'accoppiamento coatto fosse l'unico metro reale di giudizio di fronte anche ad un evidente prototipo di maschio caprone.
Così, tutte le mie relazioni sono partite nella totalità della loro messa in scena con plateali quanto inappellabili "mi fa schifo", "è un bimbominkia", "fa puzza", "è un idiota".
Inappellabili fino a quando il mio essere donna di segno scorpione con inclinazioni pseudo filosofiche verso la confutazione ostinata di ogni genere di tesi, fosse anche la mia, non metteva il suo zampino e mandava tutto a puttane.
Dal superamento delle tesi iniziali ne nascevano relazioni sentimentali profonde, passionali, carnali. 
E tutte destinate al fallimento con chiuse identiche alle partiture iniziali: "mi fa schifo", "è un bimbominkia", "fa puzza", "è un idiota".
Ora so che quelle prime impressioni erano comunque veri e propri "colpi di fulmine al contrario" e attendibili più della mia ostinazione snob a volerli bannare come comportamenti irrazionali e immotivati, e che avrei dovuto ascoltarli invece che perpetuare il mito, che mito non è, della donna che quando è tragicamente innamorata quasi certamente lo è dell'uomo sbagliato. Ma questa è un'altra storia.

E un giorno venne il Riccio.
E la prima cosa che pensai, messi tutt'e due lì di fronte alla porta del locale galeotta, fu: questo è l'uomo che mi porterà lontano, altrove. Quest'uomo è forte.
Se siete nella fase "l'utero è mio..." o "orgoglio femminista" o "un uomo, uno zerbino", insomma se state bruciando sotto il sacro fuoco della sindrome da amazzone, di fronte a quella mia prima impressione starete reagendo come ho reagito io, in preda ancora ai postumi di una relazione fallimentare con chiusa "maledetto ignorante con terza elementare".
E insomma, lo sapete no?, credevo a tutto tranne che un testicolato fosse capace di portarmi in questo fantomatico altrove. Ero tutto, in quel periodo, tranne che principessa "salvami, o mio eroe". Mi faceva schifo quella coroncina per miss che, relazioni o non, avevo fatto tanto perché non mi appartenesse, sia mai che il virus di Cenerentola sempre in agguato nel dna del nostro inconscio femmineo prendesse il sopravvento.

Se siete invece in una fase più moderata, dove l'indipendenza personale non combatte la voglia di abbandonarsi e anzi a volte coincidono, allora mi capirete se io adesso vi parlo di tango.
Perché il tango, è vero, è un'ossessione (cit.). La mia ossessione.
L'ho ballato sempre nella mia vita anche se non l'ho mai fatto davvero. E' il mio modo di stare al mondo. Perché è passione, è sangue e carne del due, è il rispetto della più antica convenzione dove il corpo dell'uomo, più forte, più alto, più largo, conduce quello della donna, che si abbandona.
Ma si abbandona solo dopo avere detto sì.
Il tango, io ti conduco, tu mi conduci, nasce da una scelta libera, da una fiducia, da un abbandono. 
E' la forza dell'uomo e l'accoglienza, forte, della donna a quella forza.
Per questo è sesso, anche questo, antico e convenzionale.
E poi è anche il due dentro ognuno di noi: la forza e l'abbandono, lo slancio fuori e l'accoglienza.

Ho detto questo perché io e il Riccio abbiamo ballato tango. 
No, non è una metafora. 
Lo abbiamo ballato davvero qualche giorno fa. Una milonga fantastica. E se il risultato non è stato come quello lassù, in un certo senso lo è. 
E poi di notte a parlare fitto fitto continuando quella milonga, fino a sentire quello che in questi ultimi tempi pazzi di "cercolavorocercolavorocercolavoro" non c'era più spazio per sentire: quella prima impressione che torna e si fa vera.

Perché mi ha chiesto di seguirlo altrove. Con quella forza che gli ho visto la prima volta.
Gli ho detto sì.

No, neanche questa è una metafora.

16 commenti:

  1. in bocca al lupo. che siete belli.

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  2. oddio! e dove andate? venite su?
    ma a parte questo (aspetto risposta anche provata, se fosse il caso): si può applaudire sul web? perché come scrivi tu, mannaggia a te...

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  3. non era riposta provata, ma PRIvata.
    ma forse provata va bene lo stesso...

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  4. no, ma infatti "provata" è perfetta. appena saprò tutto ti dirò, giusto perché adesso non sembrino parole di una delirante.
    e no mannaggia a me: mannaggia a te che mi fai scuola.

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  5. Come dire, c'era uno scorpione che sentivo, come il mio, e non mi sbagliavo... Bello questo post. Il tango mi ha sempre affascinato, ma anche un po' respinto, e alla fine mi sono rifiutata di ballarlo. E forse ho sbagliato...

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  6. ma no, Vale, non penso proprio che tu abbia sbagliato. Vuol dire che non è il tuo tango.
    Per dire. Quella stessa sera, eravamo al paese del Riccio, ché solo lì si balla ancora tango e accadono certe cose, e c'era una ragazza 32enne down. Se l'avessi sentita. Parlava di Dio, della Rivelazione e di altre cose che io ora non ti saprei ripetere, con una proprietà di linguaggio e di certi misteri che solo gli addetti sanno formulare. Io le facevo delle domande per capire se parlava a pappagallo o con cognizione. Le risposte che mi dava andavano al di là dell'intelligenza umana. Capivo un quarto di quello che mi diceva, assolutamente certa che era mia la colpa di non capirla. Io l'ascoltavo rapita. Rapita.
    Ecco, la questione Dio, nel senso di discutere intorno al fatto se esista o no, è un altra mia passione, un altro mio specie di tango, se è possibile. Solo che, a differenza di quello vero che mi prende la pancia, questo specie di tango mi tocca la testa.
    Tu, avrai certo altri tuoi "tanghi". Se è passione verso qualcosa, faccio presto a chiamarlo tango.

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  7. Scopro questo posto ora, e sono rapita dalla magia sprigionata dal tango.
    Il tango, (ovviamente non nel senso letterale del termine), mi ha sempre affascinato. Voglio dire, il tango... Quando lo vedi per strada, così, dal nulla ne rimani affascinata. Quando lo scorgi nelle persone, nei luoghi, nelle teste.
    Ma ecco... Ho il sospetto che molti non siano in grado di ballare questo tango. Un po' come me. Ne sono un'estimatrice, sto lì, come una critica di danza, ad osservare avidamente e a giudicare la tecnica, lo stile, la passione, ma... Non ballo. Non credo d'aver mai ballato sul serio. Non credo di avere abbastanza fantasia per poter crearmi i primi passi.Forse sì, ho la sindrome di Cenerentola, accadrà che una persona mi mostrerà un paio di passi ed improvvisamente volerò sui dei tacchi 12.

    Chissà. Chissà.
    Questo post ispira!

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  8. 'mazza: hai colto esattamente quello che ho in testa.
    io mi auguro tanto che ti possa ispirare davvero, perché per come ne parli mi vien da pensare che sarebbe un grande spreco.
    che poi: quant'è vero. è un po' il dramma dell'uomo: vederlo, capirlo, sentirlo, averlo vicinissimo, volerlo
    e non saperlo ballare.

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  9. noi siamo una coppia da musica elettronica, ad esempio.
    l'importante è avere un'impronta forte, una propria "personalità di coppia" (ed individuale, prima di tutto).

    ma quindi????

    ti avvicini a me, geograficamente???????

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    1. personalità di coppia è proprio bella!

      vado più su, Pa.
      ma saremo senz'altro più vicine che adesso. a tra un po' i dettagli.

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  10. Vero, sono riemersa ora da settimane di lavoro intenso, feste di compleanno chetogeniche, periodo di stanchezza cosmica, e leggo questo post. Ovunque andiate, sono contenta per voi. Attendo dettagli.
    P.s. auguri al Riccio con un giorno di ritardo.
    m.

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    1. grazie, Mami :)

      Mami, qui manchi. "Qui" non sul blog. Vediamo di attivarci.

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    2. non dirmelo due volte che arrivo eh?
      P.s. busta pronta per la spedizione: mando al solito indirizzo??

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