Sono circa le 23:30 di stanotte.
È una serata qualunque in una città qualunque.
Sentiamo un tonfo. E in una serata qualunque di una città qualunque è facile associare un tonfo al solito gesto balordo di fine giornata, magari dei soliti due scriteriati che non hanno di meglio da fare nelle loro vite che molestare i cassonetti della spazzatura.
In una serata qualunque di una città qualunque non ti viene in mente che proprio sotto casa tua stia avvenendo l'orrore.
L'orrore è sempre qualcosa di lontano, proviene dai resoconti delle cronache dei giornali che guardi distrattamente mentre il tempo quotidiano scivola indisturbato. L'orrore è una brutta favola che a volte si inventa qualcuno per una sorta di senso del macabro, perché il tempo quotidiano di ognuno di noi venga strattonato, così, per gioco.
L'orrore insomma non ci appartiene.
C'è un secondo tonfo.
Sto addormentando Sofia e sento il Riccio correre, telefonare a qualcuno, non sento a chi, è già fuori di nuovo che corre.
Mi alzo, apro la porta di fuori, dal giardinetto vedo fuoco. Un fuoco diverso, quasi bianco, feroce, penso alle nostre macchine parcheggiate proprio lì, dove qualcosa sta bruciando. Non mollo Sofia, sento una, poi due, poi tre sirene, vigili del fuoco, certo, ma quanti ne sento?
In pochi secondi più niente. Dal giardinetto vedo un fumo bianco, altissimo, poi più niente.