2.1.14

Bagaglio a mano


2 Gennaio 2014.
Come sempre ho guardato fuori dal finestrino per tutto il tempo. È l'unico modo che ho per avere coscienza della grandezza. È un pensiero stupido e ridondante, da formica anonima che porta a spasso le sue misere zampette nel mondo, la sua piccola storia mediocre che non ha nemmeno l'originalità d'essere mediocre mescolata com'è a casaccio dentro a miliardi di storie dello stesso genere. Ma non ho altra ambizione io che essere quella che sono, formica anonima, tranne che a volte sentirmi la grandezza addosso. Per questo non posso fare a meno di starmene attaccata al finestrino e guardare. Se chiudo gli occhi c'è ancora verde e azzurro e poi le luci della sera. La grandezza nascosta nel buio un po' mi inquieta, mi sembra famelica senza la dolcezza dei colori del giorno. Mi piace partire dopo pranzo. È l'ora più silenziosa dentro il pullman. Che siamo cinque o trenta non fa poi molta differenza a quell'ora. A quell'ora è come se non fossimo dei veri viaggiatori con una meta, uno scopo, una traiettoria scelta. A quell'ora siamo solo spettatori inattivi dentro una bolla molle, e tutt'intorno lo spazio immenso verde e azzurro che ci ingloba.
È facile, dove sono, non pensarti. Mi arrivi alla mente continuamente, mentre qualcosa di quello spettacolo là fuori ha attirato la mia attenzione e già non c'è più, rimane indietro nel viaggio, e tu pure. E sarà così per tutto il viaggio, arriverai su un casolare rosa antico, pezzi di terra ordinati e con la prima peluria di erba del dopo pioggia, sulla fila delle pale eoliche che sembrano mulini, la distesa a perdita d'occhio degli aranci, le colline sfocate in fondo. Ti poserai ogni volta su pezzi di questa grandezza e assieme a questi pezzi ti lascerò indietro.
Non sento colpa in questo.
La bellezza che rimane indietro non perde mica niente di se stessa se io non la guardo più.
È lì.
E tu sei lì.
Sei ovunque, a dir il vero. Persino accanto, sul sedile vuoto dove ho avuto cura di mettere le mie cose. Un bagaglio a mano frettoloso e smunto perché è così che volevo partire senza averti con me, frettolosa e smunta.
Sei anche nell'assenza che solo io so di te, dentro gli occhi della gente seduta che mi studia di nascosto con la curiosità di chi deve condividere la stessa bolla e la stessa direzione senza essersi mai conosciuta, senza averlo concordato, compagni forzati di viaggio, e con un colpo di tosse, la posizione del corpo, il modo di guardare fuori dal finestrino, un accenno di vita, si gioca a fare congetture. Possono pensare tutto di me adesso, immaginare la mia vita, come io faccio con loro, senza per la prima volta avere l'appiglio immediato che mi fa madre all'istante.
Senza di te lo sono ancora per gli altri? Chissà se la maternità si scolpisce da qualche parte nel corpo. Chissà se magari i gesti delle mani che accudiscono lo possono esprimere. Chissà se si vede che su tutto quel verde e azzurro io vedo te. 
Non sento la tua mancanza. Scopro solo adesso, sulla pelle di questo viaggio, che si può provar mancanza solo quando si è mancanti, quando non si è pieni. Anche i sentimenti hanno a che fare con questioni di misura fisica. Anche loro si lasciano incantare dalla catena delle equazioni. 
Io sono piena di te e non posso averne mancanza.
Sento solo una sottilissima quasi insignificante assenza d'attenzione, di un punto di focalizzazione.
Dopotutto il filo con cui cuci le nostre cose di ogni giorno ce l'hai tu.
E adesso le mie sono cose mordicchiate appena e lasciate sul tavolo.
Farò una doccia, leggerò, andrò a dormire.
Per la prima volta lontana da me questa notte, e poi ancora un'altra.
Cercherò altri fili domani.

4 commenti:

  1. "Non sento la tua mancanza. Scopro solo adesso, sulla pelle di questo viaggio, che si può provar mancanza solo quando si è mancanti, quando non si è pieni. Anche i sentimenti hanno a che fare con questioni di misura fisica. Anche loro si lasciano incantare dalla catena delle equazioni.
    Io sono piena di te e non posso averne mancanza.
    Sento solo una sottilissima quasi insignificante assenza d'attenzione, di un punto di focalizzazione.
    Dopotutto il filo con cui cuci le nostre cose di ogni giorno ce l'hai tu."... <3 <3 <3 *-*

    RispondiElimina
  2. che meraviglia Veronica....
    Certo che si vede che su tutto quel verde e azzurro tu vedi lei.
    m.

    RispondiElimina
  3. qualche tempo fa non avrei saputo capire questo post (lo avrei comunque saputo apprezzare). e invece ora sento dentro ogni parola, ogni concetto. ecco perchè non è vera mancanza quella che sento quando mi allontano da ettore: lui è dentro di me, in ogni mio gesto e in ogni mio sguardo!

    RispondiElimina