25.6.11

Quello che non so di te


Gli amanti sono sarti.
Il loro primo gesto, portando ciascuno la propria tela, è di porgerla così com'è l'uno all'altro. Il secondo è di farne una. Un'unica tela.
Il disegno comune.
C'è quel momento, iniziale, fatto di parole fitte senza sosta, sotterranee e private, che muove su frequenze silenziose da dove si beve, e quell'acqua disseta non so bene quale terra ma che a sapere l'uno dell'altro, di quello che prima non si conosceva e mancava, qualcosa dentro la risolve. Io conosco te e mi disseto. E su quella tela escono parole e disegni che mai avremmo pensato di possedere, di potere concepire.
I due sarti si mettono lì, fitti fitti, anche a costo di perdere un pò la vista nell'attenzione che hanno perché ogni punto della tela venga messo bene e narrato.

E anche noi in quei giorni un po' di vista l'abbiamo persa. La gente ci poteva vedere solo le nostre teste, messe chine sulle storie che dovevamo raccontarci.
A parlarci di quello che andavamo cercando, di quello di cui avevamo fame, ci rivelavamo a noi stessi parlandoci, un grumo confuso di partenze e di arrivi di tutto quello che non avevamo mai detto. 
Abbiamo bevuto tanto, e cucito anche, nonostante molto del fondo sia rimasto muto, e va bene così. Perché quello che non so di te è la parte che mi crea più languore, in quel posto che a rimanere sempre vuoto tiene in piedi la voglia di colmarlo. Spinge in avanti a voler tessere.





Ma poi ad un certo punto della loro storia e senza motivo i sarti si alzano dalla sedia, lasciano sul tavolo ogni cosa. Non hanno più voglia di star lì a parlarsi, a tessere storie loro, a dissetarsi. E via.
Le loro teste non più chine si levano alte e le parole emergono dal silenzio, su frequenze di superficie stavolta riconoscibili a tutti.
Quel dialogo, che prima tesseva, ora si spegne. E' come se, nonostante il disegno sia ancora incompleto, non si avesse più l'urgenza di cucire.
Magari dopo...

Ma perché?
Perché se abbiamo ancora voglia di bere, di sapere dov'è che poggiamo, io e te adesso non parliamo più?





Agg. La foto qui sopra l'ho pescata qualche anno fa dal web, quando ancora di web non ne capivo una mazza. La adoro. Da sempre. Perciò ho temuto d'aver infranto qualche copyright non sapendo dove reperire la fonte.
E invece eccola qua la fonte: Giancarlo Malandra e nello specifico Mani di sarto 

9 commenti:

  1. Io sono molto a favore del "quarto riservato", quella zona in cui non si fa entrare proprio nessuno.
    Per il resto per me sarebbe improbabile vivere sempre alla stessa altezza. Un po' perché devo avere a che fare con me stessa, e io mi sento spesso diversa, un po' perché siamo in due, e devo avere a che fare con Luca che a sua volta.
    Quando mi alzo dalla sedia e smetto di cucire penso "magari dopo" e nel frattempo raccolgo tutte le macerie che sono cadute per terra mentre lo facevo, così quando avremo voglia di risederci sarà tutto pulito e come nuovo.

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  2. non avevo mai pensato a questa immagine del sarto...;)

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  3. ale,
    bellissima e rassicurante ed equilibrata visione della cosa.
    bellissima davvero. la leggo e la rileggo.
    gli altri tre quarti, se stai parlando di parti, quali sarebbero nello specifico?


    Michi,
    che curioso, sono passata da te a leggerti :)

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  4. Per usare l'insiemistica quello riservato è solo mio, gli altri tre quarti anche di Luca in un unico insieme di cui una parte è per quei "tre" amici di cui mi fido ciecamente (tra cui le mie sorelle). Un ultimo sottoinsieme di quest'ultima parte è per tutti gli altri.
    Con le dovute migrazioni!

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  5. La mia visione è più concreta che altro perché adoro cucire e produco tante di quelle macerie che alzarmi e razionalizzare a un certo punto diventa inevitabile per la riuscita del lavoro!

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  6. stupenda...
    adori cucire? e perché non ci fai vedere?
    rockettara e sartina....quel genere di connubi che adoro.

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  7. Uhm, potrei trasformare il mio blog in uno di quei blog di cose carine dai colori pastello fatte a patchwork e dalla dubbia utilità. Mi ci vedi??? Comunque non mancherò di farti vedere e avere qualcosa: ho deciso di cambiare scuola e ho accettato un posto come insegnante di doposcuola a un metro da casa, ricomincio da capo, avrò ancora meno soldi ma più tempo libero. Magari imparerò anche a cucinare (!?). O andrò in palestra (?!). O verrò a fare un giro in Sicilia!

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  8. Ps sono Ale, ma per errore con il googlecoso di Luca che era rimasto memorizzato :)

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  9. ale, hai rivoluzionato la tua vita! devi raccontarmi.

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