9.10.11

...disse Forrest Gump


Che una certa crisi sia finita mi sembra un giudizio affrettato e non corretto.
Anzi: sarei in crisi.
Ancora.
Ma che volete. Ho 30 anni e fino a due anni fa mi sembrava di avere tutto il tempo.
Quel 2 davanti agli altri numeri mi ha fregata. Il 2 a capo dell'età anagrafica non dovrebbe mai starci. Dovrebbe essere messo in seconda categoria, fare solo da chiudi fila e basta.
Magari avanti sul numero a tre cifre, magari sì.
Messo lì invece, in prima posizione, è una fregatura. Ti prende per il culo. Ti illude.

Di essere lontano dalle paturnie adolescenziali e dalle sue fragilità, e ancora lontano dal les geux sont faits. Ti da l'ebbrezza di essere il centro del mondo, di avere il potere di mangiartelo il mondo, di avere tutto il tempo per farlo. Ogni tanto ti scricchiola qualcosa, hai un attimo di esitazione, di paura, ma passa in fretta, il tempo di dirti che è una sciocchezza, che sei forte con quel 2 e nulla ti scalfisce davvero. 
Hai questa cosa, poi, che ti limita fortemente: sei incostante, potenzialmente bipolare, oscilli dalla presunzione più ottusa al senso di inadeguatezza ai limiti dello zerbino e tu che un po' di psicologia spicciola la mastichi lo sai che proviene da qualcosa che hai vissuto e si è rotto.
La madre opprimente che hai avuto la sfiga che ti trovasse geniale e quindi ti impone di essere e di fare la geniale, l'ansia da prestazione che ne deriva e il modus operandi di una autodistruttiva che pur di far guerra alla madre manda sistematicamente a puttane tutto. 
E c'è tutto: la madre opprimente, l'ansia, l'autodistruzione, c'è tutto quello che serve per fare del tuo vissuto il vissuto più coglione che possa esistere sulla faccia della terra. 
E te lo chiedi com'è che sei talmente intelligente da esserci cascata come una pera. Che magari tutto sto macello nasce da un errore di valutazione iniziale, che magari sei una deficiente e se fossi stata trattata come una deficiente oggi non saresti così nei casini. O forse hai gestito talmente male questa tua cavolo di intelligenza che Forrest Gump è il tuo profeta.
Ma fa niente. Tu hai quel 2, cavolo, e potrai risolvere i nodi a suo tempo. Il 2 in quel bipolarismo che ti contraddistingue mette le paillettes sul polo buono, quello che ti fa sentire la migliore, quella che ti fa studiare un mese sì e quattro no, e ti fa prendere le lodi e i complimenti del professore di turno, che ti fa lavorare due mesi sì e otto no, con quei lavoretti brevi ma talmente remunerativi che in quegli otto mesi non ti manca niente.
Hai vissuto di spizzichi, non duraturi, non radicati, ma talmente succulenti da bastarti.
E spaccherai. Prima o poi. Sarai la donna che hai in mente di essere. Prima o poi con tutto questo tempo davanti lo diventerai.
E poi niente.
Puff.
Hai 30 anni e di quello che immaginavi non ne hai combinato niente.
Anzi sì una cosa l'hai combinata. C'hai una figlia.

Sei ufficialmente nella merda.
Il tempo, quello che una volta era indulgente, cullante, sferico, e soprattutto tutto regalato, ora si rivela per quello che è: una fiera ossessa che ti rincorre dietro le spalle.
Se fossi sola, se non dovessi nulla a nessuno ma solo a me stessa, l'immagine di quella donna sarebbe ancora una bellissima e affascinante meta da raggiungere. Ma se c'è tua figlia, a lei non si può dare più immagini, mete ancora da raggiungere, fascinazioni.
E i nodi dovrebbero stare solo sui capelli delle sue barbie e non più sui tuoi.

Finisce qui?
Basta?
Un mea culpa retorico?
Tutto qui?

No.
Tutto quello di cui sopra sono i pensieri di una ragazza un po' sperduta, presa alla sprovvista da una maternità inattesa, un po' sprovvedutella. La ragazza con all'anagrafe il 2 davanti.

Oggi qualcosa è cambiato.
Ho imparato a non stare più voltata di spalle. Che certe fiere non ti acciuffano quasi mai ma ti costringono a scappare tutto il tempo, a non fermarti mai, ad avere sempre una certa costante paura e a non risolvere la fuga.
Io mi sono fermata e ho guardato dietro di me.
Guardare fa bene. Ti fa calcolare le mosse.
Fa bene anche annusare, per capire cos'è che fa tutto questo olezzo, cos'è che è marcito ed è ora di buttare, ché tutto sommato c'è un profumo meraviglioso che comunque sopravvive, usa strade tutte sue e mi arriva al naso e si chiama Sofia, si chiama noi tre, si chiama progetti, e si chiama me.
Perché non stare più voltata di spalle significa avere imparato a guardarmi allo specchio, io, guarda, sono io, e riuscire a parlare di me senza ferire, denigrare, accusare tutte le donne che sono, ché è solo un altro modo, spesso parecchio comodo, di voltare le spalle.
Ho imparato a stare al centro tra il bene e il male che mi appartengono, senza dare troppo peso né a l'uno né a l'altro.
Adesso trovare quella donna nascosta dentro i miei desideri è di nuovo una bellissima meta da raggiungere.

2 commenti: