16.6.12

L'amore in Albania

Erding o Erdin o ancora non so, ma se lo senti pronunciare ricorda Ederlezi di Goran Bregovic.

E in effetti quando entra in casa, per la prima volta dopo un anno, Erding o Erdin o ancora non so, ma Ederlezi, quella sì che la so, quella musica, viscerale, triste e potente, come certi dolori che non appena si urlano, clarinetti, trombe e violini messi insieme, sono già belli che finiti, e quando entra in casa Erding o Erdin che se lo senti pronunciare ricorda Ederlezi, quella musica si sente ovunque, si sente anche col naso, viscerale fin dentro le sedie dove siamo seduti. Una musica che porta un dolore già bello e finito.

E lui seduto ci sta, composto e senza postura. Rimane curvo, un giovane curvo, occhi verde-azzurri, giovani loro, giovane lui, e curvo. Ci puoi pensare tutto lì sopra a quella curva, dopotutto è messa così in vista, senza postura appunto, ché ci leggi tutto, scritta come la mano sinistra delle zingare. Ci vedi tutta la vita di Erding o Erdin, in quell'attimo che lo vedi seduto, giovane e curvo. Che "senza postura" è semplicemente quello che è: Erding o Erdin, o ancora non so.
E adesso, è chiaro a tutti, bisogna dare parole a quella musica, che qui, stasera a casa nostra, una sera qualunque in Italia, mia madre, mia sorella, io, stasera, a casa nostra, quella musica bellissima che ha la colpa di venire dall'Albania.

Erding o Erdin o ancora non so.
Ventiquattro anni. Muratore. Albanese.
Le sue colpe.

Parla, ché mia madre ha il viso increspato, si vede, ed Erding o Erdin parla a lei, si vede, e a mia sorella, il suo di viso invece timoroso e pauroso, dice che è giusto che mia madre gli faccia tutte quelle domande, persino quella ignobile del barcone, dice che è solo così che può conoscerlo.
Erding o Erdin o ancora non so, inonda tutto, non lascia buchi, parla delle mani ruvide da vecchio, dice che fa il muratore ma si scopre presto che è un problema di lingua, o di cultura siciliana, ché qui da noi sarebbe muratura ma al nord non esiterebbero a chiamarla piccola impresa edile quella con cinque dipendenti sulle spalle: lavora la pietra lavica per le case facoltose di facoltosi e dice che potrebbe farsi pagare 30 euro al metro piuttosto che 40 ma lo fa perché a fine mese deve poter pagare i contributi ai suoi dipendenti. 
Aveva sedici anni quando è arrivato qui, lavora da otto, non ha studiato. 
Ha ancora il viso increspato, mia madre.
Ma lui continua a parlare, e nel frattempo accarezza la gatta, le braccia e il mento di Sofia, da un'occhiata alla partita in tv, dice che mia sorella non mangia tanto e che, nonostante un anno di convivenza, non ha ancora imparato l'albanese, tranne che per le cose importanti, dice, e ride mentre la guarda.
E ride mentre ringrazia mia madre per le lenticchie che una volta ha dato a mia sorella per mangiarle assieme a lui.
Ride quando dice che dovrà tornare per il matrimonio di sua sorella, se mia sorella gli darà lo stabene.
Ride quando di fronte a qualche calcolo di matematica dice a mia sorella: falli tu ché sei tu quella con 110 e lode.
Ride sempre, di un sorriso sazio come quello dei vecchi. 
Ride anche quando dice di suo padre che è quindici anni che manca. E che sua madre oggi ha solo quarantanove anni. 
E io la penso troppo giovane per avere già quindici anni di solitudine. E se la immagino, ora che Erding o Erdin racconta, la penso come ancora una trentaquatrenne, come se i quindici anni di mancanza di un uomo, e di un papà, fossero durati quanto il racconto di Erding
o Erdin o ancora non so.
E sempre quella musica, quella viscerale, quella di quei dolori già belli che finiti.

C'è un vecchio di ventiquattro anni sazio e felice qui, seduto curvo.
C'è una musica meravigliosa ovunque, qui, triste e potente, dolorosa e risolta.


Erding o Erdin o ancora non so.
Ventiquattro anni. Muratore. Albanese.
Una storia bellissima in mezzo e tante ragioni per amarlo.


Erding o Erdin o ancora non so bene, che quando lo senti pronunciare ti sembra di sentire Ederlezi.
Ederlezi: il ritorno della primavera.

E mia madre quel viso increspato oggi non ce lo ha più.


14 commenti:

  1. sei molto brava. come sempre.
    un bacio

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  2. veramente da quando ci sei tu il post lungo è un mio cruccio. davvero.
    il bello del confronto, comunque.
    bacio a te.

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    1. ahahahahahah.
      ma i tuoi sono poesia. sono fuori gara. non sono neanche post.
      davvero.

      p.s.: ti giuro, sono gli unici post lunghi che non abbandono a metà.
      ho letto tutto anche quello, infinito, sull'italia in agonia. :)

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  3. marò... davvero: lunghissimo. a volte le dita mi scivolano...
    adesso però mi dai delle indicazioni su come sono i tuoi capelli e più particolari ci sono meglio è.
    ché sa molto di maniaca ma la verità è molto meno colorita: V., hai appena vinto il primo premio fedeltà.

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  4. così.
    http://iriscapelli.it/2011/03/07/i-tagli-dei-capelli-ricci-corti-2011/
    ma molto meno figa, io.

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  5. eeeehhhh la santa peppa!!! ormai per me per sempre così.

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  6. Non so come dirlo. Questa l'annovero fra le cose più belle lette in questi blog.
    A parte che Ederlezi di Goran Bregovic l'ho sempre amata, e mentre leggevo ce l'avevo in mente.
    E poi sarà che io coi paesi dell'est e con le storie dell'est, con queste super donne quarantenni dell'est ho una certa confidenza. E soprattutto coi ragazzi, dell'est.
    Però, ecco, me lo sono immaginato bene. Credo di essermi immaginata tutto molto bene.
    E sono veramente, veramente tanto contenta che le increspature non ci siano più.

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  7. Tra l'altro, poi, lui è bellissimo.

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  8. certo che su questo blog succedono cose strane, inquietanti, e bellissime.
    io non so se ti riferisci a Bregovich, che, sì, è bellissimo pure lui.
    ma se ti riferisci a Erdin (ora so, si chiama e si scrive così) mi chiedo come hai fatto?
    non so se ti capita, dunque se mi puoi capire, ma quando c'ho un post che devo scrivere, mi muove sempre un'immagine, un'idea, una cosa sola insomma. una cosa sola che sta in cima a tutto quello che scrivo. poi è possibile che io non la espliciti, che questa cosa che sta al di sopra di tutto non venga neanche scritta.
    in questo caso l'immagine al di sopra era che Erdin è bellissimo. Che poi non so perché non l'ho esplicitata.
    Erdin bellissimo (ma proprio così lo penso, proprio col superlativo) è il filo di quello che ho scritto.
    perciò, mi dico, visto che non nemmeno accennato, come hai fatto?


    a proposito di fili. E lo so che sarai stanca di questa banalità, di questo sciattume, ma credo che in questo caso ci sia un senso ad usarlo: sappi che tutti i tuoi commenti c'hanno davvero dei fili che mi tirano.
    pardon, ma è vero.

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    1. dimenticavo.
      hai presente quella specie di ossessione che ho per il tango? La musica dell'Est, balcanica, mi pare sia la stessa, mi sembra anche acusticamente (non so se sia la parola giusta) similissima.
      Che hanno lo stesso colore, questo è certo.

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  9. Allora. Mi sono venuti tanti, troppi sorrisi, a leggere questi commenti.
    Prima di tutto sì, capisco. Le immagini sono qualcosa di essenziale. Sono quelle che influenzano sottilmente tutto il modo di scrivere un post, o una pagina su word o un romanzo, sebbene magari lo stile rimanga sempre lo stesso. E forse è per questo che lo sentivo, che lui era bello. Anzi, proprio bellissimo. Cioè, è come se me l'avessi passato involontariamente, attraverso le tue parole, il modo di descriverlo. L'ho sentito e sorrido nel sapere che la tua immagine ha combaciato con la mia.

    E poi, beh, le musiche dell'est. Voglio dire, le adoro anch'io. Sono meravigliose. E forse è anche per questo che l'altra volta ho capito così bene anche il tuo tango!

    E un'altra cosa. Un altro piccolo brivido (giusto perchè non sei solo tu a sentire questi 'fili'). Dopo aver letto e commentato, la seconda canzone ad aver ascoltato (la prima era ovviamente Ederlezi, perchè pensarla soltanto non mi bastava), è stata Underground Tango, sempre di Bregovic.
    E mo tu in un secondo commento mi ci butti di nuovo in mezzo il tango.
    Voglio dire. Checcazzo. Ma allora lo fai apposta!

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  10. 1l'ho appena ascoltata. cavolo... l'ho ascoltata tanto tempo fa centinaia di volte ma non mi ricordavo si chiamasse Underground Tango.
    è proprio vero: si fanno giri immensi e poi si torna sempre.

    2cacchio, no!!! il bello è che non lo facciamo apposta!!!

    3è nato un nuovo amore.

    4 :)

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  11. Ecco spiegato il lungo silenzio, i week-end e la lontananza... Sono contenta per tua sorella, per Erdin e per il viso non più increspato di tua mamma. Davvero.

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  12. sempre vigile, sempre puntuale, sempre consapevole, tu, Mami.

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