14.7.12

C'era una volta un pesce di nome Veronica

Succede che ogni qualvolta qualcuno mi mette in discussione, mette in discussione qualche mia caratteristica, mi si può vedere all'istante trasformata in un contenitore di furia di tutte le megere che la letteratura e la vita reale hanno sfornato nelle ere. Qui da me lo sanno tutti.
E sono sicura che qualcuno di voi mi abbia già vista in azione da qualche parte.
Trovo che sia un formidabile esercizio di eloquenza e insieme catarsi dello spirito quello di usare a mio favore acidità e sarcasmo, che mi diverte parecchio dato che in genere è una pratica che non uso quando mi trovo allo stato mansueto.
La verità è che al di sotto dello strato superficiale di belva sbavosa e furiosa, sono una che ingoia e metabolizza i colpi. Insomma mi metto in discussione, spesso come con una specie di rassegnazione. Ai vari "sei così" "sei cosà" e "non dovresti essere così" "non dovresti essere cosà" mentre mi si vede rispondere lotta dura senza paura, in verità a conti fatti tra me e me rispondo "ah, va bene".
"Sei così", "sei cosà", "non dovresti essere così", "non dovresti essere cosà".
"Ah, va bene".
Se chi come me ha coscienza del fatto che mettersi in discussione sia una prova di intelligenza, di spirito, di acume e quant'altro faccia di un uomo comune un uomo "al di sopra", avrà coscienza anche del fatto che alla lunga questa prova di alta umanità e intelligenza mette paradossalmente k.o. proprio la sua umanità e intelligenza e tutta una serie di spinte personali che posso essere riassunte in coscienza di sé e autostima.
Perché la messa in discussione ad oltranza e senza certi filtri porta alla distruzione delle certezze.
E tanti saluti all'uomo "al di sopra" che da tutto questo ne esce annichilito, molto "al di sotto" di quello che potrebbe essere.
Scusate, ora la smetto con Nietzsche.


Ne parlo perché pensate adesso a che punto di cottura possa trovarsi la mia autostima dopo un anno di cerco-lavoro disperatissimo. Pensate sotto a quante messe in discussione mi sono auto-immolata dopo diversi no.
Che poi, diciamolo: 'sta roba del curriculum via email è una stronzata colossale.
Voglio dire, ho un curriculum che usare la parola mediocrità è un complimento. Non dice niente di me perché lì dentro titoli non ce ne sono.
Se fossi un responsabile mi auto eliminerei tanto è di basso profilo. Pura noia.
Ma la noia, francamente, non mi appartiene.
E poi, a bazzicare dietro, il solito cane che gira idiota dietro la sua coda: più passa il tempo che son ferma, più mi allontano dalle pratiche del mondo.
Che fossi una specie di pesce fuor d'acqua rispetto a certe dinamiche lo sapevo già. Ma a tratti sono riuscita a salvarmi.
Come dire, mi son messa quel modo di conversare in società, tutto fronzoli e belletti, mi son fatta la parrucca, la french alle unghia (è solo una metafora perché mai, mai e poi mai...), il bel vestitino, la faccia di culo e via: l'ho spuntata.
Ma dopo anni a casa, adesso tre, il posticcio l'ho messo nel cassetto e adesso non è semplice rimettermelo addosso.


Eppure. Ci son cose che un curriculum non dice. E bellezze che escono senza fronzoli.
Comincio a credere di averle.
Vedi l'ultimo e unico colloquio. Positivo e negativo. Negativo, ché non c'è niente da fare: il posticcio, il mordente per la presa del mondo non ce l'ho più, specie per quei lavoretti di segretariato o vendita. Sono un pesce.
Positivo, in un certo senso, perché il colloquio si è trasformato in una conversazione quasi privata, lunga e appassionata, dove a tratti il lavoro non c'entrava più. E so che è successo per quelle cose che ho e che in un curriculum senza titoli non entrano.


Da quando una mattina di qualche giorno fa mi son svegliata - o bella ciao - con il progetto in testa, ho capito che andare a tentoni su territori che non mi competono e dove comunque, a trovare, troverei poco, non mi va più.
Per questo mi son detta che questo pesce se non funziona sulla terra non è detto che non abbia da dire e da fare nel suo habitat naturale.
Ché credo sia questa una tra le più grandi sfide: capire che da nessuna parte è scritto che se hai le pinne sei costretto a camminare.

13 commenti:

  1. mi hai quasi spezzato il cuore con la storia del french.
    poi, menomale.....

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  2. insomma nuotiamo forse nelle stesse acque. sto cercando di migliorare il curriculum. sto cercando di rimettermi in gioco. e non è facile. per niente. devo fare i conti con l'opinione che si sono fatti di me, una bambina, una mamma-bambina, metà donna metà creatura marina. ma no voglio più abbozzare, voglio svecchiare questa immagine.

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    1. Lo so, Leuco, ed è fantastico. Diventa complesso rispondere a te, che ti leggo e in un certo senso ti conosco.
      Quello che ci lega sono un paio di cose. Dare forza alle critiche di certe persone che ci stanno vicine.
      E in un certo senso indulgere in quelle critiche.
      Metti ad esempio. Da piccola avevo una specie di stanchezza, di fragilità (forse dovuta dalla mia congenita anemia, non so) che mia madre mi riconosceva, anche con una certa protezione, con dolcezza. tipo che quando andavo ad una feria ne uscivo bianca latte e stremata. Credo che poi nel tempo l'ho usata a mio piacimento, come un qualcosa che mi allontanava facilmente dallo sprecarmi.
      Ora so che non solo non mi stanco per niente ma ho una forza di sopportazione, fisica e non, da paura.
      Insomma, sono convinta che a metà ci siano verità quando qualcuno in noi riconosce delle ombre.

      Tornando al post, io in teoria sarei stata benissimo a insegnare filosofia all'università. Per questo dico che quando vado in cerca di lavori che non mi competono sono un pesce fuor d'acqua. Per quanta fantasia uno possa mettere c'è un mare sterminato tra la filosofia e il vendere contratti enel nei centri commerciali. Nun se po'.
      Perciò in queste siamo diverse: tu vuoi allontanare quell'immagine, io invece la voglio ribadire.
      Sono un pesce fuor d'acqua e me ne vanto! :). E ci faccio qualcosa adesso.

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    2. rileggo e ci tengo a precisare che non è che si può parlar di te con una breve baggianata di commento.
      spero in qualche modo di essere riuscita a farmi capire, nonostante il riassunto impietoso.
      bacio, Leuco.

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    3. a me piace sempre quando commenti! am forse sono stata io questa volta troppo frettolosa nel commentare il tuo post. certe volte scrivi talmente bene che mi spiace sporcare i tuoi pensieri così lucidamente espressi... e cmq alla fine vado alla ricerca anch'io. trovando delle grandi tranvate. ma non mi fisso più come una volta. scavalco l'abisso tra quello che volevo fare-archeologia- e quello che c'è in giro. è bello pensarti così attiva, sai? mi sento meno sola...

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  3. Mi sembra davvero lo spirito giusto.

    è l'epoca, che è sbagliata.

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  4. Eh, lo so, ma sarebbe da idioti, specie con una bambina, farne una scusa.
    Se riesco in questo mio progetto, vedrai che avrò coniugato benissimo le mie qualità con le faccende del mondo. ho trovato il nesso che mi collega.
    A proposito, Pa. Te lo dico qui ufficialmente: ho bisogno di te, di parlarti in privato.

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  5. mannaggia a te veronica.
    sappi che tu sei molto più avanti di me.
    se non nel curriculum, nella testa di certo sì.
    sappilo.

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    1. MARTA!!!
      guarda che il post dove dovevate scrivere sciocchezze di incitamento è quello di prima!!!

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