29.11.12

Il Signor Colloquio (quello che tutti vorremmo)

Ché se c'è un'abilità che acquisisci nella lunga marcia verso l'isola che non c'è, ovvero l'occupazione di valore, è quella di fiutar odor di fuffa.
Io credo dovrebbe essere una nota da inserire in effettivo nel nostro curriculum, tra le voci "esperienze pregresse" e "competenze artistiche", se non altro come certificato di garanzia del fatto che siamo gente di buona fede e come tali esigiamo coerenza: quindi se dici di star facendo recruitment, come piace dire a te, a te che sei aggiornato, giovane, alla moda e nel discorso vuoi, fortissimamente vuoi, usare termini come account sales manager, briefing e chi più ne ha più ne metta, allora fai 'sto recruitment perdio!, senza cioè praticare quello sport così comune di questi tempi di infinocchiar allocchi, senza vendere fuffa, senza insomma prender per il culo, ché non lo vuoi proprio capire che se cerchi allocchi per l'azienda per cui lavori, mentre ti stai facendo il mazzo a parlar della tua mega-super-straordinaria-fantasmagorica-a livello internazionale-azienda Quaquaraqua, e noi da questa parte della barricata stiamo a sbatter gli occhi inebetiti, scimuniti, con la bocca aperta e un rivolo di saliva di lato, senza apparentemente alcun guizzo che faccia pensare alla benché minima presenza di intelligenza umana, non devi pensare "questo è proprio l'allocco che stavo cercando": è che mentre veniamo investiti dal fiume di quaquaraqua, ogni volta rimaniamo sconcertati dal fatto che quale diavolo di paradosso può dar luogo a questo fenomeno tanto strambo per cui chi cerca di reclutar allocchi, con quel suo modo così sicuro e impettito stile "a livello internazionale", è esso stesso, in primis, un allocco?


Come certi spot. Non vi è mai capitato di guardar una pubblicità talmente tanto ridicola da imbarazzarvi per la scimunitaggine e pensare "dio, ma a chi si rivolge? Esistono davvero persone a cui sta ridicolaggine può far presa?". E me li immagino questi signor pubblicitari, seduti al tavolo a batter le mani di fronte alla creatura pubblicitaria appena sfornata. Ma davvero, mentre commentano con idiozie tipo "questo spot spacca" "complimenti" "creativo ed efficace" "di grande impatto", davvero non stanno in realtà pensando "diiiio, che vergogna, ma come ho potuto ideare tanta scimunitaggine"?

Ecco.
Più o meno è così che smascheri la fuffa, anche con questo senso irreale e ingiustificato di imbarazzo.
L'imbarazzo ci salverà.
Perché, da quel lontano post, dove esprimevo il mio disagio di fronte ai colloqui, ne è passata di acqua sotto ai ponti. e di passaggi fondamentali per l'acquisizione dell'autostima.
Ora so che se ti senti in imbarazzo, un pesce fuor d'acqua, schiacciato dalla magnificenza e maestà dell'azienda che ti sta concedendo un favore abbassandosi al tuo livello borghese e coatto, ecco quella magnificenza è in genere fuffa.
Ora so che se dicono di offrire servizi e ti tengono due ore prima di spiegarti di che genere di servizi offrono, non ti sentire un deficiente se stai pensando a servizi di bassa specie, perché alla fine delle due ore scoprirai che avevi ragione, che quei servizi erano davvero di bassa specie.
Ora so che se ti fanno quei colloqui ridicoli di massa, dove ti devi presentare davanti ad una moltitudine di persone, spiegare la tua vita, le tue motivazioni, se ti senti a disagio non è perché hai tu qualcosa di sbagliato, è che il ridicolo è un fatto privato e non condivisibile facilmente con persone che non conosci in contesti in cui la ridicolaggine non dovrebbe sussistere.
Se ti senti piccolo e intimorito di fronte a certe personalità che ti stanno esaminando, o sei al cospetto del Dalai Lama oppure hai di fronte mister account sales manager, venditore di servizi, di robaccia.
Ora so che se ti stanno mettendo volutamente sotto pressione, o stai per avere una promozione come broker a Wall Street e gli zeri sulla busta paga stanno per moltiplicarsi, oppure ti stanno vendendo fuffa.

Insomma, chiarezza, semplicità, umanità. Niente paroloni, make-up e gessato, niente prosopopee, niente scene ridicole.
Lì è dove possiamo confrontarci davvero.

Ieri il mio colloquio è stato così.
Un signor colloquio, quello che tutti vorremmo affrontare.
Con un futuro dirigente in jeans e scarpe da tennis, un bellissimo progetto in tasca, di altissimo valore, scientifico e di ricerca, ancora tutto nuovo e da far crescere, un'umanità addosso, la sua, e tutt'intorno, attraverso la quale il senso degli affari ti appare solo giusto e sano e la serietà e la professionalità non hanno nulla a che vedere con il modus operandi dilagante dell'aggressività spacciata per efficienza e determinazione.

Sono uscita soddisfatta: la prima volta che non ho nascosto il mio modo di fraseggiare filosofico, la prima volta che non ho ricordato, per tutto il tempo del colloquio, chi aveva bisogno di chi, chi doveva ringraziare, chi doveva piacere a chi.
Un confronto straordinario, reciproco.
Sono uscita da lì sapendo che mi ero proposta per intero, senza timori, se non con il minimo di default nel contesto dei colloqui.
Sapendo anche che una nuova speranza c'è, che la nuova classe dirigente è fatta così: di ambizioni ed umanità, senza che l'una annulli l'altra.
Comunque vada, è stato un successo.
   

6 commenti:

  1. Eccomi qui, in prima fila, ad applaudirti. Con il fazzolettino pronto in tasca perché lo sai che sono emotiva, no?
    Brava Veronica.
    Comunque vada, è stata sicuramente una bella partenza.
    m.

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    1. Mami :)
      sarai emotiva, ma non sei di parole facili, lo so, perciò grazie di cuore.

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  2. Risposte
    1. anche noi, voi. Mi sa che ci stiamo muovendo quasi allo stesso modo. Ognuno nel nostro, staremo facendo gli stessi discorsi. Cacchiarola.

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