21.12.11

Sono come miele e faccio la marmellata

C'è un dettaglio della mia vita che a ometterlo qui mi sembra proprio una mancanza.
D'altronde ho scritto di come porto i capelli, di come gioco benissimo a far la mamma trascurata, delle mie tre S imprescindibili la mattina, dei miei istinti ormonal-adolescenziali nei confronti del Riccio, della mie straordinarie abilità nell'essere disorganizzata, delle mie cotte, come quella per l'orologio da parete che con tutta la gentilezza di cui siete provviste :) mi avete distrutto con un incontrovertibile e unanime "orrendo", e delle mie crude. Uno stufato di particolari che manco dallo specialista. A scapito vostro, a volte, più che mio.
Dunque il dettaglio mancante, che se non metto adesso qui nero su bianco mi si indispone, è che non è sabato per me senza il D - La Repubblica delle Donne. Cartaceo naturalmente, ché certe profanazioni non son capace a farle.
E, nonostante lo legga più o meno in un'ora, se capita di non trovarlo mi rimane la vaga impressione che per tutta la settimana manchi poi qualcosa. Che ci posso fare, son fatta così: ho bisogno dei miei piccoli punti di riferimento maniacali.
Il mio viaggio con "D" inizia qui.
Questa foto. Pag 97 di un "D" di tanti anni fa. Me ne sono innamorata, l'ho strappata (ah, le contraddizioni dell'amore!) e l'ho messa come lare domestico al capezzale della mia storica stanza. Guardata migliaia di volte, distrattamente e non, mentre mi preparavo per l'uscita serale, pensavo l'esame che avrei dovuto sostenere, mi struggevo d'amore per qualcuno o litigavo con qualcun'altro. A pensarci bene, è sempre stata qui. Anche quando tre anni fa, ore al telefono con le mie amiche, mentivamo tutte spudoratamente sul fatto che se il ciclo non arrivava era per qualcosa che avevo mangiato o per lo stress da cambio di stagione o per chissà quale altra idiozia che non ricordo.
Da questa foto, poi, alla consapevolezza più matura che il D fosse in assoluto la rivista più straordinaria che potessi leggere (senza gossip tristissimi e quei test osceni e dementi tipo "Quanto conosci il tuo corpo?", "Sei davvero fedele?", "Sei gatta o cagna?" o sbobbe del genere) è passato un po' di tempo.
Nel senso che all'inizio, man mano nelle settimane, ho divorato i numeri soltanto per un unico motivo: l'oroscopo di Marco Pesatori.
Cioè.
Un genio.
Un uomo posseduto dal sacro fuoco dell'ispirazione celestiale o dal crack. Fa lo stesso. Ché come mi ispira lui nessuno mai.
Siete di quelli che la mattina prima di uscire di casa "o l'oroscopo o la morte"? Come mia sorella, che se l'oroscopo le dice "oggi avrai i capelli verdi", non so come né il perché, torna a casa con la tinta fosforescente.
Allora vi consiglio di far il salto di qualità: Pesatori. Il mistico delle stelle.
Oppure siete, come me, i più diffusi non ci credo ma lo leggo, o gli intransigenti so' tutte cazzate? Il consiglio è lo stesso. Perché l'oroscopo di Marco Pesatori è antropologia applicata, storia del mito, psicoanalisi e poesia messi tutti assieme.
E poi con lo Scorpione ha un rapporto tutto speciale. Mi dipinge come una specie di ossessa in preda alle visioni. Una specie di demone sulla terra, un vortice che spazza tutto quello che ha attorno.
Questa settimana, come quasi sempre, scrive:
Scombussolare. Vi piace sollevare la polvere dell’esistenza. Che si tratti di polvere d’oro o nebbia che nasconde la visione emozionante, poco rassicurante, che ribalta assetti ed equilibri. [...]  Il tutto con bussola perfetta, sottile, quasi inconscia, che conduce dove si vuole, nel luogo che un giorno quasi dimenticato si era programmato. [...] Scombussolare. Far saltare gli ingranaggi lenti, macchinosi, automatici, assonnati, verso nuove esplorazioni.
C'ha ragione Pesatori. C'ha sempre ragione. E anche non l'avesse, le sue parole sono sempre catartiche. E in più c'è che il mio lato narcisistico, appagato, ringrazia.
Due settimane fa, in una delle riviste che non ho trovato, mi scrive:
Strano, siete miele. Il che vi succede di rado. Dolcificate tè, tisane, camomille. Siete più sani dello zucchero. Siete cibo adatto ai bambini [...] Siete protagonisti nel gioco erotico, lasciate che l’altro vi faccia sgocciolare lentamente. E adesso riuscite a star chiusi dentro il barattolo.
Ecco sul fatto di lasciarmi sgocciolare dall'altro, il Riccio suppongo, non so.
Ma sul fatto di essere come miele... Non so come faccia Pesatori. O è estremamente convincente, ipnotico, e dunque leggi automaticamente come vere e pertinenti le sue parole.
Oppure ha qualcosa di profetico.
E' vero. Dolce su tutto.
Guardate.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La mia prima marmellata in assoluto, fatta due giorni prima che il Riccio mi portasse in ritardo di due settimane la rivista.
E ok, Pesatori avrà scritto sopra le righe, metaforicamente, ma questo è stato comunque il mio modo mieloso :) di trasformare un pomeriggio noioso in uno morbido, di burro.


Sì, ne avrò usati una cinquantina perché bio e dunque piccolissimi. Sono 1kg e 800g di mandarini con 900g di zucchero. E' stata una sfida alla mia pazienza, credetemi. Ma almeno non è la solita marmellata di albicocche o, per questa stagione, di arance. Il profumo del mandarino inebria.


Le scorze di dieci mandarini mi sono poi sembrate troppe. Lessate e tritate. Tri-ta-te. Non fate come me che per la foga di mettere sul fuoco e iniziare a preparare la marmellata le ho scaravoltate intere. Le ho poi dovute riprendere dall'impasto appiccicoso e tritare (!). Sopra Sofia sulla cucina che ricicla e prepara il caffè al mandarino :)


... intanto l'unico vasetto sopravvissuto ai due chili.
Ehmm... è che pensando rimanesse sempre troppo liquida sono stata sul fuoco... ehmm... tre ore. Tre. Ore. Quando poi ho scoperto che bastava lasciarla raffreddare. Dunque in un attimo di distrazione (tre. ore.) sul fondo della pentola mi si è bruciata. Ho dovuto scartare.
E poi, appunto, la questione delle scorze. Troppe. Sembrava che avessi messo i mandarini interi prendendo la mira da lontano. Ho dovuto riscartare. E quindi tutto qua: un solo vasetto.

... e poi io. Ho vinto io. Ché tre ore, più una di preparazione prima, per avere solo questo...
Comunque. Non sarà stato un esercizio di perfezione ma è buonissima.
A detta di chi non è stato un pomeriggio intero davanti a quell'odore dolciastro ed è perciò scampato ad una nausea da intossicazione glicemica.

A Pesarò, sarò de miele, ma tre ore de marmellata... nun se pò!

2 commenti:

  1. Quando lavoravo alla Feltrinelli, sia nel periodo bresciano che in quello romano (durato più di sei anni durante i quali è successo DI TUTTO), ogni sabato pomeriggio leggevo a tutte le mie colleghe il loro oroscopo di Pesatori. Era un rito.
    E ho detto tutto.

    RispondiElimina
  2. "le cose che abbiamo in comune sono 4850..."
    :)

    RispondiElimina