1.2.12

Mi servirebbe rileggere Stuart Mill

Aveva quattro mesi Sofia quando in braccio alla nonna, dopo ripetuti richiami a forma di piagnisteo rivolti a me che stavo lavando i piatti, cominciò a tremare, smise di respirare e diventò nera. Mia madre lanciò un urlo, io i piatti in aria, la presi in braccio e Sofia riprese il colore rosa. Il pediatra la visitò e disse: "Stinnicchi (il siciliano blogger lo sottolinea in rosso :) ovvero: affezioni emotive". 
Ovvero: capricci.
Mia madre profetizzò allora che Sofia poco più grande sarebbe stata come quel genere di bimbi che strillano, sbattono i piedi e si buttano a terra per ottenere.
A. D. 2012: 
Sofia strilla, sbatte i piedi e al buttarsi a terra preferisce sostituire il più orribile tremare, togliersi il respiro dal pianto e diventare cianotica.
Allora la battaglia quotidiana contro i capricci, capite bene, diventa più spigolosa da affrontare. 
Le do il wrustel per merenda o lascio che la lingua le diventi blu?
Ieri, di fronte all'ennesima scena da scuoiamento di capretto per una camamellaahhaaaghhh fuori orario, velocissimamente ho pensato:
NO="Ti lacererò l'anima mentre mi guardi soffrire e rischiare la vita e sarai dannata per sempre"
SI="A quindici anni tornerò con un dragone tatuato sulle tette, il piercing sulla lingua e andrò a convivere con quel cinquantenne russo che mi ha messa incinta"
Ho scelto la dannazione.
Le ho preso il braccio, l'ho messa sul divano e le ho intimato di rimanere lì seduta e ferma finché non si fosse calmata.
Mentre lavavo i piatti c'era un capretto sul divano.
Dieci o forse più minuti di torture, da lei inscenate e da me invero inflitte.
Il capretto cercava di scendere dal luogo della tortura, io la rimettevo su e tornavo ai piatti.
Così, avanti e indietro.
Finché all'improvviso silenzio.
Oddio che è?
Sofia in silenzio, rossa paonazza, a guardare il vuoto. Ho aspettato alcuni secondi strategici e poi le ho detto a braccia aperte che adesso poteva venire. 
Finisce qui il racconto da "Settimo Cielo". Iniziano qui i miei dubbi.
Perché, è vero, le sto insegnando l'autocontrollo, a calibrare le forze distruttive.
Ma, nonostante i cinquantenni russi e i piercing, la verità è che non riesco proprio a non provare la paura di 'civilizzarla', di stare creando quel mostro mondano che sorride graziosamente, dice grazie, prego e per favore, carina e gentile, che non urla, non si ribella. E che risponde al nome di frustrato.
Ho paura di soffocarle progressivamente quegli impulsi così naturali come il respirare e di toglierle la capacità di provare rabbia, di difendersi dunque.
Ho paura di indebolirla in quella parte di sé così rossa e forte che le appartiene e di ingannarla in nome della socializzazione, o della civilizzazione, o della limitazione di certi impulsi negativi.
Ho paura di puntarle il dito e chiamare certe sue cose "aspetti negativi".
Oggi qui siamo tutte persone educate, non scalciamo, ci piace l'autocontrollo, ci fa sentire forti. Ma quando ci guardiamo a volte non ci sembra di essere stati privati di qualcosa di forte e radicale, legata proprio a quelle correnti incontrollate e incontrollabili?

E' l'annosa questione sull'educazione, la definizione dei limiti, e la libertà personale.
Stare in bilico tra le due è davvero difficile.
Specie quando in bilico è una bimba di due anni.

7 commenti:

  1. uh che questione delicata. Io con i primi due ho seguito la linea dura, il più delle volte. con il terzo mi sono rammollita, ma più per stanchezza che per convinzione. ti saprò dira tra ventanni chi è venuto su meglio...
    però tendenzialmente credo che le regole abbiano un senso. prima di tutto per te, perché non si può diventare schiavi dei figli. ma anche per loro, tutto sommato. un po' perché le regole rassicurano i bambini, nonostante tutto. e poi perché il mondo in cui viviamo ha delle regole, spesso dure ed è meglio imparare a gestire la frustrazione di un no a due anni piuttosto che a 20. tanto se uno nasce protestatario, se quella è la sua natura, resterà così nel profondo, ma magari imparerà ad esprimersi in modo più efficace, no? l'importante è fargli sentire (ma non è facile) che se gli dici no lo fai non perché non lo ami o perché non ti piace se piange, ma perché è così che funziona. una caramella ogni dieci minuti fa male, punto. e se non gliela dai è per proteggerla da dolori peggiori dal dentista. spiegagli sempre perché fai una cosa. sembra che non capiscano, invece capiscono tutto.

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  2. io le parlo tanto, ma tanto. anche qui "in mezzo sta la virtù". nel senso che dovrei parlare meno, spiegare meno. forse. non so.
    Paradossalmente il problema mi si pone perché francamente Sofia è giudiziosa. naturalmente giudiziosa. e sa tanto, sembra che abbia una saggezza atavica: mi capita spesso di pensare che ha già vissuto.
    ma poi in altri momenti ha solo due anni, giustamente. e frenarla in questo modo forte "mi par male". mi sembra di toglierle la possibilità di avere due anni.
    ma in effetti, come dici tu, "una caramella ogni dieci minuti" non si può proprio. e urlare ossessa da togliersi il fiato neanche.

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    1. cavolo siete saggissime tutte e due, non avete mica bisogno di consigli!
      credo che le parole di marta siano perfette... mi sa che me le ricopio e conservo :)))))
      io sono per le regole.
      mia mamma è stata dolcissima ma severa, quando ero piccola.
      mi ha adorata e detestata. entrambe le cose contemporaneamente.
      sgridata fino alle lacrime (sue e mie) e baciata fino alla nausea.
      c'erano regole ferree, tra noi due.

      io ora sono una "protestataria" nell'animo, come dice marta (mi piace il termine).
      e lo sarò sempre.
      ma allo stesso tempo appaio agli altri tranquilla e gentile.
      bho.


      (ti parlo di me perchè chiaramente non essendomi ancora riprodotta non ho altri esempi :))

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    2. che bello, bellissimo :)
      la tua mamma è stata bravissima e si vede. mi piaci tanto, tantissimo.

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    3. vedo che le tue parole hanno suscitato in me tanti issimo :)

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    4. io non mi piaccio poi così tanto e anzi a volte mi detesto, ma che la mia mamma è stata bravissima lo penso anche io, tanto lei non sa che lo penso, non vorrei si montasse la testa :)

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  3. eddaiii, e facciamogliela montare la testa, su.

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