11.10.13

L'amore che trema

Non torno mai indietro. Quasi mai.
Non lo faccio per un piccolo difetto di fabbrica nella funzione memoria.
Dimentico con sconcertante precisione centinaia di accadimenti della mia vita. 
Ho dimenticato quelle scarpe, epiche ed epocali, che ho portato per anni, talmente perfette da poter essere indossate d'estate e d'inverno, sempre, ogni giorno, abbinate ad ogni cosa, ad ogni storia, talmente perfette su di me che a vederle, in un'immediata associazione significante tra oggetto e soggetto, tutti pensavano "è lei". Le ricordano ancora tutti quelle scarpe, le ricordano al minimo accenno di un loro particolare, e continuano tutti a dire "eri tu". Io invece per ricordarle ho chiesto che le disegnassero.
È probabile che in questi casi la memoria si inceppi per una mia generale mancanza di interesse riguardo alla storia della mia identità, figuriamoci riguardo alle cose che in qualche modo "hanno fatto" la mia identità ma che comunque cose rimangono.

Ciò che invece sopravvive con ostinazione al difetto di fabbrica è quello che sa darmi una risposta al com'è che oggi sono arrivata qua, in questa stanza, su questa sedia dove sono seduta ora, i mobili intorno, le mie nuove scarpe che indosso.
Come quell'interminabile, senza possibilità di soluzione, primo affamato bacio col Riccio, iniziato di notte accanto alla porta del locale aperto e finito all'alba accanto alla porta del locale chiuso.
In mezzo, le sue mani tremanti sulla mia schiena.
Nessuna orribile locuzione romantica da soap opera da quattro soldi, prego.
Ma letteralmente, praticamente, mani tremanti.
Qualche ora prima, ancora prima che potessi chiederlo, lui con in mano il bicchiere di whisky ambrato tremante: "Non mi drogo e non faccio uso di psicofarmaci. Lo giuro, Vostro Onore".
Perciò adesso, accanto alla porta del locale, il suo tremore essenziale sulla mia schiena per tutta la notte, troppo bello, troppo facile a farmi innamorare.

Da qualche giorno un centro d'eccellenza qui in Sicilia ha finalmente saputo dare un nome, quello vero, al più generico tremore essenziale del Riccio.
Sarebbe anche un bel nome, dal sapore squisitamente francese, se non fosse che il difetto di fabbrica della mia funzione memoria ha già fatto il suo dovere, eliminando dalla patologia del Riccio le terre francesi e lasciando l'unica cosa che mi interessa ricordare.
Che l'amore, quando c'è, trema.

3 commenti:

  1. Mi porti a un frammento di Parmenide (ma guarda tu che pedanteria!) che proprio spiega il tuo difetto di fabbrica e le mani tremanti del Riccio in un colpo solo!
    La "verità ben rotonda e non tremante" che giustifica quanto il ricordo non sia verità ma semplicemente ricordo, svincolato dalla verità stessa, unico, personale, soggettivo, irripetibile. E allora il ricordo-non-ricordo delle tue scarpe perfette e le mani tremanti del Riccio sono una prova di quanto l'amore sia amore e basta che, quando c'è, trema perché non è ben rotondo, non è perfetto, ma è unico, personale, soggettivo, irripetibile.

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  2. " [...] Ma tuttavia anche questo imparerai, come le cose apparenti bisognava che fossero verosimilmente essendo tutte in tutti i sensi."
    Perfetto.
    Aggiungi sempre qualcosa, tu.

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  3. La verità è che sono molto ispirata perché ho degli stivaletti nuovi (leggi "stivalètti" con doveroso accento bresciano) ;)

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