6.11.13

Keyframes

A periodi più o meno regolari soffro di ritorni di timidezza patologica.
Dipende da quanto contatto ho con il mondo. Mi pare sia una cosa naturale, molto umana.
Voglio dire, se l'unico tuo interlocutore è un elettrodomestico quando poi chiedi duecento etti di prosciutto al salumiere hai lo stesso impatto emotivo di uno che prende parola al Parlamento di Bruxelles.
Figuriamoci per individui tendenzialmente votati alla timidezza.
Me.
Talmente timida, e di conseguenza emotiva, da essere ad esempio costretta, davvero costretta, a non poter dire nemmeno la più piccola, bianca, innocua bugia. Me la vedreste spiattellata in faccia, tutta rossa di vergogna. Perennemente costretta a dir la verità. È una croce, credetemi. Non avere filtri sociali è una croce.
È come dire che sulle mie scelte, sulla mia libertà d'espressione, sulla mia sacrosanta libertà di mentire non comando io ma il colore del viso. Il dittatore psicologico.
Non mi aiuta il fatto di essere una specie di individuo maledetto, schivo, eremita, portato per natura alle dinamiche volitive del pensiero, dove il contatto con la realtà, e dunque alla fine con i rapporti umani, è bandito. Credo sia stato Stephen King a dire che uno scrittore non dovrebbe dedicarsi ai dialoghi se non ha relazioni umane radicate, se non ha la benché minima idea di cosa voglia dire discutere del più e del meno con la gente, perché rischierebbe di non dare verosimiglianza all'interazione di due. Non interagendo, lo scrittore non può farlo fare in modo credibile ai personaggi di cui scrive. Che piuttosto si dedichi alle descrizioni.
Ecco, a volte non scrivo dialoghi.
Ma, probabilmente perché donna e insieme scorpione, più complessa dell'individuo maledetto tout court, convive un aspetto del tutto opposto all'essere eremita: la mia tendenza all'affermazione sociale.
Ad un certo punto mi rendo conto che se nessuno mi guarda io non esisto. Semplicemente. Se nessuno mi chiama per nome, Veronica, mi sembra che i miei contorni, le mie definizioni vadano sfumando.
Dunque tirata alla corda dalla timidezza e chiusura da un lato e dall'esplosione al sociale dall'altro.
Qualcuno mi conosce in un modo, qualcuno risponde "è tutt'altro".
Qualcuno mi riconosce come una introversa, introspettiva, e tutti gli intro disponibili nella gamma delle tendenze umane, qualcun'altro dirà di me che sono carismatica, trascinatrice delle folle.
L'altro giorno camminavo col Riccio, guardavo in giù, mi guardavo camminare e mi sono venute in mente "le ragazze di Milano". Loro sono un keyframe della mia vita a cui faccio spesso riferimento quando devo fare confronti con oggi.
Quando sono venute a conoscermi qui a Catania, Sofia aveva due anni e si può dire che avevamo da poco superato la fase della lallazione.
"Le ragazze di Milano" mi hanno trovata replicare la lallazione, niente più. Con loro ho scoperto che Catania era cambiata, certe vie, i locali, scoprivo la città con loro, avevamo la stessa percezione, loro del nord e io catanese da trentanni, la stessa percezione di estraneità e di scoperta.
Dopo quel lungo digiuno, ero del tutto impreparata a riceverle, a farmi chiamare e riconoscermi come Veronica.
Questo keyframe si chiama "Parlamento di Bruxelles".

Oggi è tutto più ricco. A Sofia si è aggiunto qualcos'altro. Qualche lavoro, un uscita in più, più libri, più film, più musica, più cene a casa o a casa di altri. Il confronto col mondo.
Se non altro oggi riconosco Catania.

Stamattina mi avreste visto parlare con due altre mamme fuori da scuola.
Una pratica che fino all'anno scorso ho sempre ritenuto ridicola, svuotata di un benché minimo senso.
Ma stamattina mi avreste visto ridere, stare là fuori senza rossori, timidezze, lallazioni.
Mi avreste visto contenta di stare lì, di parlare con loro, di ridicolizzare insieme la neo appartenenza a "le mamme fuori da scuola", di riconoscermi con loro.
Ho cambiato idea: il senso c'è.
Questo keyframe si chiama "Mi chiamano Veronica".




5 commenti:

  1. Ma come fai ad essere presente!?!
    ... e ho detto tutto!!!

    RispondiElimina
  2. Passare ore e ore fuori da scuola è da sfaccendate è vero......ma conoscerti per me è un piacere e spero ricapiti presto!!

    RispondiElimina
  3. Ahhh dimenticavo sono Roberta

    RispondiElimina