2.7.10

Guarda sotto

Sotto questa nuova pelle che indosso, che mi muove a gesti veloci, a parole a metà, a mozziconi di attenzioni, che mi muove come una marionetta ingarbugliata contro fili nervosi perché la rappresentazione deve concludersi e non ho più tempo, sono in ritardo, sono un bianconiglio.
E mi rimane ancora molto da fare, in corsa contro i sipari che devono chiudersi.
Guarda sotto.
Sono ancora quella che portava la matita nera attorno agli occhi, non per nascondere, no, ma perché nulla rimanesse nascosto.
Sono ancora quella che andava dritto e in avanti, facendo improvvise virate per il gusto ironico dell'esplorazione caotica senza che l'avanti fosse mai perduto.
Sono quella che seguiva il ritmo delle cose, che fossero da percorrere lente o veloci,
ancora quella che seguiva il tuo di ritmo.

Guarda sotto.
Sotto questa strana stanchezza, inestinguibile, che chiude i discorsi ancor prima che inizino.
Sotto questo silenzio delle sere, che finiscono il giorno, o lo sfiniscono.

Sono sempre quella che dalla sua giostra vertiginosa di parole si incantava ad ascoltare le tue, così nuove, petroliniane, funamboliche.
Quella che, provando a dare il nome e la parola ad ogni cosa, rimaneva muta di fronte a te e agli scenari che mi mostravi, troppo estesi perché potessero essere definiti.

Sono ancora quella a cui hai dato la vertigine sul 'picco di coscienza'.

Guarda sotto.
Sotto.
Più sotto.

Ti do la zappa, tieni:
Samuele Bersani - Replay.



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