10.7.10

Un oggetto.

Abbiamo deciso di prenderla senza tanto soppesarne le motivazioni. 
Un mordi e fuggi dell'acquisto.
Provata. Pagata. Portata.
Non ti aspetti grandi cose da un oggetto, sebbene gli venga attribuito, a partire dalla denominazione, l'essere da supporto all'atto creativo, funzione necessaria e determinante all'opera.
Lo strumento è pur sempre un oggetto, uno delle innumerevoli appendici di cui ci si equipaggia perché le salite risultino meno faticose.
Uno degli innumerevoli gingilli che fanno peso e lasciano scoperte le nostre carenze costituzionali.

Invece comincia ad aver respiro, lei,
a star seduta nel luogo che più raccoglie le nostre storie,
ad inalare gli odori che ci appartengono e rilasciarli suono a suono.
Sta lì, 
vicino, 
a portata di mano, 
perché la mano la trovi in fretta e perché in fretta faccia il suo.
Sta lì, quando la calma dei gesti quotidiani, dei gesti umani, cerca silenzio
e anche quando c'è la caotica sublime ascesa dello stare felici insieme. 

E ha una lingua che muove sul senza-demarcazione.
Né adulta, né acerba.
La riconosciamo tutti e tre, perché è una lingua che ci appartiene, come quella delle risa e del pianto.


A volte ho la sciocca impressione che non si stia neanche più in tre.

8 commenti:

  1. Che pace. Da noi impazzano invece un flauto stonato, una pianola a volume altissimo, una tromba e un tamburo. Suonati a qualsiasi ora del giorno..:)

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  2. è inutile...in genere felicità va insieme a rumorosità.
    Meglio così. Scommetto che il tamburo lo suona il piccolino.

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  3. dicevo ieri (ma non so dove si è perso il commento) che in genere litigano per chi deve tenere entrambe le bacchette...insomma, ci danno dentro entrambi e in genere sul balcone, giusto per farsi sentire da tutti ;)

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  4. io vi vorrei come vicini di casa: i suoni (o i rumori :) ) sanno di vita.
    non come alcuni vecchi bacucchi, che vecchi non sono ma bacucchi sì, che ho accanto.
    meno male che adesso c'è Sofia.

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  5. i ns vicini sono senza rumore, non si sentono mai, quelli del palazzo di fronte vanno a dormire a orari assurdi, tipo che alle 8 di sera tirano giù le tapparelle, quando noi ancora dobbiamo cenare; quella sul pianerottolo di fronte a noi parla con i sui gatti e non ha nemmeno quarant'anni, credo..oh sì, anche noi vorremmo una veronica, una rosa milonga e un riccio come vicini. Se solo la nostra Novara fosse quella di Sicilia...;)

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  6. Sai il mio ideale quale sarebbe? Sullo stile delle vicine di casa che aveva mia nonna in Puglia; porte sempre aperte, solo una tenda di paglia o quelle di plastica colorate davanti, sedie sul marciapiede, il ritrovo nel tardo pomeriggio e dopo cena, tutte fuori a parlare, a ricamare, a mangiare l'anguria o i semi di zucca...qui è pura utopia. Mannaggia.

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  7. anche qui: pura utopia.
    (si fa per dire: "siciliani più solari")

    sarebbe stupendo...proprio così come lo dici.

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  8. è inutile...in genere felicità va insieme a rumorosità.
    Meglio così. Scommetto che il tamburo lo suona il piccolino.

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